Troviamo in queste ore l’annuncio roboante secondo cui l’Unità, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924, punto di riferimento dell’antifascismo e del comunismo, dopo aver chiuso, sta per rinascere e sta per rinascere con mutate sembianze. In particolare sul Corriere della Sera leggiamo che l’Unità di Antonio Gramsci sta per rinascere sotto la guida di Piero Sansonetti, uomo della sinistra liberal progressista. Un nuovo formato dell’Unità che, ci assicura Sansonetti, farà del giornale che fu fondato da Antonio Gramsci, un giornale di area Pd Sic di area Pd. A questo riguardo vi segnalo il curioso ma al tempo stesso significativo titolo apparso sul Corriere della Sera in data 23 novembre 2022: “l’Unità rinasce per la 4ª volta. Saremo un giornale di area Pd. Il Movimento Cinque Stelle è di destra”. Lo slogan sarà questo: “torna a Gramsci, torna l’Unità”.
Insomma, torna l’Unità, anche se nulla di più distante rispetto alle idee e agli intendimenti e ai sogni e ai propositi di Gramsci. Si potrebbe realmente immaginare, non solo per il richiamo al Pd, che come sappiamo rappresenta la new left arcobaleno, unica post moderna, liberista e fucsia, che è l’accompagnamento ideale della globalizzazione turbo capitalistica e che si salda con la destra economica, rappresentando al meglio la sinistra culturale dell’Aquila neoliberale che ha una doppia apertura alare destra del danaro bluette, sinistra del costume fucsia. Ma poi anche l’idea stessa di rifondare l’Unità proclamando come proprio orizzonte di senso quello del liberalismo left oriented, significa in realtà cagionare la sofferenza post-mortem di Antonio Gramsci. Ce lo dobbiamo immaginare, Gramsci, che si sta letteralmente rivoltando nella tomba. Quando Gramsci fondò l’Unità nel 24, intendeva fondare il Partito degli operai, il partito della sinistra comunista e anticapitalista, non certo un giornale liberal progressista a tinte fucsia, dimentico delle classi lavoratrici e aperto soltanto alle nuove minoranze avanguardistiche o presunte tale della storia, dai migranti agli LGBT, dai vegani agli ambientalisti della green economy ultra capitalistica.
Insomma, Gramsci viene ancora una volta incorporato e al tempo stesso annientato in un progetto che si richiama apertamente al suo nome, ma che in realtà tradisce appieno la sua visione delle cose. Nulla di più distante rispetto ad Antonio Gramsci, che fu un antifascista e comunista, patriota e oppositore del capitalismo, operatore nel nome di una società giusta. Nello spazio minimo della sua cella, seppe progettare l’utopia più grande, quella della redenzione dell’umanità. Nulla di più distante rispetto alla new left arcobalenica post-moderna, che è pienamente connivente con l’insensatezza del global capitalismo e del neoliberismo progressista. Ecco perché, paradossalmente, bisognerebbe applicare alla lettera ciò che Gramsci scriveva dei giornali borghesi all’Unità rifondata in suo nome ma di area Pd. Gramsci diceva che i giornali borghesi devono essere oggetto di diffidenza da che i giornali borghesi veicolano le idee delle classi dominanti, acciocché esse vengano incorporate ideologicamente anche dalle classi dominate, di modo che le classi dominate siano subalterne, non si ribellino, ma accettino l’ordine dominante. Ecco, lo stesso potremmo dire, credo, dell’unità in questa nuova forma anti-gramsciana e apparentemente, ma solo apparentemente gramsciana. Per questo possiamo dire, in estrema sintesi, che se la sinistra smette di interessarsi a Gramsci, occorre smettere di interessarsi alla sinistra per ripartire da Gramsci e dal suo sogno desto di un umanesimo, di un’emancipazione per tutti, dalla prosa reificante del neoliberismo ovunque imperante e ormai buono, a destra come a sinistra.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro