Dopo l’intervento via telefono del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, sull’approvazione del Decreto Sicurezza (“Il dialogo tra istituzioni ci deve essere sempre, a prescindere dal colore politico e non c’è stato. Abbiamo già chiesto un incontro con il ministro Salvini“), è stata la volta del Prof. Antonio Maria Rinaldi, ospite a “Un giorno speciale” su Radio Radio con Francesco Vergovich e Fabio Duranti.
Sui punti cardine della manovra finanziaria, l’economista ha detto che “non si conoscono ancora i dettagli, perché il governo si è riservato di fare dei provvedimenti collegati alla finanziaria. Nei prossimi giorni si discuterà di come verranno messi in atto tecnicamente questi due provvedimenti, non semplici e piuttosto articolati.
Tutto quello che viene, per ora, detto sono illazioni, poiché ancora sulla Gazzetta Ufficiale non c’è nulla.”
In merito al Decreto sicurezza invece, il Prof. Antonio Maria Rinaldi si è rivolto a coloro “che sostengono i sindaci che hanno manifestato contro un’inapplicabilità, ricordo che il Decreto Sicurezza è una legge dello stato italiano, promulgata ufficialmente dopo la firma del Presidente della Repubblica e pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Il Quirinale si avvale di un team di esperti costituzionalisti e, se ci fosse stata qualche riserva in merito, l’avrebbero sicuramente fatta emergere. Siamo in democrazia e si può essere d’accordo o meno su questo decreto ma, quando si parla di una legge dello Stato, si deve solo rispettare.”
Alla domanda di Fabio Duranti sull’atteggiamento dei cittadini nei confronti delle leggi promulgate dallo stato e del Presidente della Repubblica, Rinaldi ha detto di aver sentito “che questa presa di posizione dei sindaci è stata portata avanti dopo il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. E’ una scusa, perché non c’è nessun tipo di appiglio, non c’entra assolutamente nulla il Presidente Mattarella sulla decisione di questi sindaci di non applicare il Decreto Sicurezza.
A dovere di cronaca, se nel ruolo di Presidente, Mattarella non reputa opportuno firmare una legge per delle problematiche, può rimandare alle Camere il testo.”
“La centralità del parlamento” ha sottolineato ancora il Prof. Antonio Maria Rinaldi “è espressione della volontà popolare, e su questo non si discute.“
Sui vent’anni dell’euro, l’economista, facendo una premessa sul fatto che “noi abbiamo in tasca l’euro da 17 anni“, ha ricordato che “Dal 1 gennaio 1999 ci fu la definizione dei cambi irrevocabili. Quel giorno quindi, entrò ufficialmente in vigore il concambio, che fu deciso due giorni prima, in occasione della riunione dell’ECOFIN, sulla base degli ultimi cambi di valute tra le nazioni.
In realtà l’euro si doveva chiamare ECU, un paniere di valute europee che avrebbero fatto parte dell’euro successivamente, che variava giorno per giorno a seconda del valore di ciascuna valuta che effettuava sui mercati internazionali. Nel 1995 ci fu un grande incontro tra le nazioni, delle quali una avanzò delle perplessità sul nome.
Non fu adottato ECU perché in tedesco si sarebbe pronunciata una parola che, nella loro lingua, significa ‘vacca’, e fu cambiato il nome”.