Continuano a cadere gli dei, soprattutto quelli che stanno tentando di prolungare oltre il consentito il proprio crepuscolo. Dal paganesimo al cristianesimo, il Marocco approda in semifinale a dispetto dei…Santos, come il CT Fernando, che fino al pomeriggio di oggi aveva azzeccato ogni scelta autorevole e coraggiosa; impopolare no, perché il pubblico portoghese, a proposito di Ronaldo e della sua eccessiva centralità, da qualche tempo aveva iniziato a mugugnare.
La prima volta di un’africana al penultimo atto del Campionato del Mondo, dopo l’eliminazione dei giganti della penisola iberica, è di per sé un upgrade verso il cambiamento della geopolitica calcistica, aiutato dalla conferma da una Croazia che ha meno della metà degli abitanti della Lombardia nella lotta – quantomeno – per uno dei tre gradini del podio. Indicazioni dal campo che vanno in direzione opposta rispetto agli interessi di eventuali superleghe e relativi potentati economici.
Soprattutto dall’inizio della fase a eliminazione diretta in poi, ogni partita risente di tutta una serie di episodi che la possono condizionare e indirizzare: dall’errore tecnico individuale, alla impercettibile deviazione, o allo stato di forma dei portieri, in negativo o in positivo, come abbiamo visto proprio in Marocco – Portogallo. La differenza, oggi, sta nel fatto che le nazionali più blasonate non sempre riescono a dominare gli eventi come, in un modo o nell’altro, sapevano fare un tempo. Perché sono cresciuti gli altri, il resto del calcio non più periferico: hanno studiato, hanno saputo imparare dai campionati dove sono andati a giocare. Per questo il Marocco non si può definire sorpresa: novità storica sì, ma come compimento di un percorso che è tutto, meno che sorprendente.
Nell’ultimo quarto di finale, stavolta tutto europeo nella maniera che più classica non si potrebbe, dopo un inizio timido abbiamo visto una grande Inghilterra contro la Francia: il pareggio sarebbe dovuto arrivare anche prima, se non fosse stato per il brasiliano Sampaio, ennesimo arbitro poco presentabile di questo Mondiale. Nel finale del tempo regolamentare, intensità inglese, errori tecnici dei transalpini in crescita. Ma non è una scienza esatta, per l’ennesima volta: la semifinale si stampa sulla fronte di Giroud, che ancora una volta, su invito da sinistra di un Griezmann inesauribile, ruba l’istante a chi lo sentiva già in tasca. Un altro attimo si ripresenta dal dischetto a beneficio degli inglesi, ma stavolta Kane manda di traverso il boccone a tutti i sudditi di Sua Maestà.
Sarà Francia – Marocco: storia di incroci coloniali, storici rancori, assimilazione di culture a volte compatibili, a volte meno; come in una grande banlieue, la Coppa del Mondo rifletterà se stessa nello stagno delle prevaricazioni eurocentriche del Novecento.
Paolo Marcacci