Ci ha messo la testa, soprattutto in senso simbolico, oltre che fisico, impattando alla perfezione il pallone dell’uno a zero. Perché al di là della perentoria realizzazione, il più importante degli impatti che Edin Dzeko ha avuto sul confronto tra Inter e Napoli è consistito nell’autorevolezza con la quale ha pilotato, è proprio il caso di dirlo, l’intera azione offensiva dei nerazzurri, raccogliendo poi il frutto in prima persona in un momento nevralgico della partita, vale a dire a ridosso dell’ora di gioco, mettendo poi i nerazzurri in condizione di gestire l’ultimo terzo di gara.
Un Napoli manovriero e tendente a tratti all’autocompiacimento tecnico, senza però toccare le vette estetiche del palleggio che abbiamo ammirato prima della sosta, si trova così di fronte alla salita, pregiudicato non dalle gambe ma dall’essersi scoperto mentalmente non attrezzato a essere colpito quando tutti cominciavano a pensare che avesse incanalato la partita in una certa, redditizia maniera.
Dopo il vantaggio, sull’onda del gol del bosniaco, è cresciuto il piglio agonistico dell’Inter, con la capacità di soffrire e con quel quid di fortuna che noi annoveriamo sempre tra le doti, visto che non possiamo definirla del tutto un merito. Quel che è certo, è che questo gol, la cui scaturigine è stata il cross con il joystick di Dimarco, restituisce un’Inter diversa al “nuovo campionato”, ora parzialmente riaperto, senza peraltro ridimensionare la forza dei partenopei, perché non è certo una sconfitta che sgretola un consolidato progetto tecnico.
Paolo Marcacci