Tra i tanti allarmi sulla situazione della Cina è sfuggita a molti un’altra notizia. Quella che viene da un giornale mainstream del panorama statunitense a firma di una giornalista di punta: “Are vaccines fueling new Covid variants?“, letteralmente, “i vaccini alimentano nuove varianti Covid?“.
Se lo chiede Allysia Finley, membro del Comitato Editoriale del quotidiano americano. Se infatti da una parte troviamo su Corriere “Le vere cifre dell’emergenza” a cui però segue, nello stesso titolo, il fatto che “si temono 1,7 milioni di morti in 4 mesi in Cina”; Finley cita nell’editoriale una serie di articoli pubblicati su Nature, sul New England Journal of Medicine e una ricerca condotta dalla Cleveland Clinic circa la possibile associazione tra più dosi di vaccino e un rischio maggiore di contrarre il virus.
Uno studio non ancora revisionato condotto su un gruppo di sanitari ha dimostrato che i vaccini bivalenti hanno, sì, ridotto del 30% il rischio di infettarsi mentre la variante BA 5 era più diffusa, ma anche che i sanitari che hanno ricevuto tre o più dosi avevano più del triplo delle probabilità di infettarsi come i non vaccinati. I bidosati infine avrebbero 2,6 volte più probabilità.
Il fatto che la variante XBB sia nata a Singapore, conclude il WSJ, potrebbe quindi non essere così casuale. Si tratta difatti di una delle regioni più vaccinate al mondo: una conclusione non ancora appurata né verificata da riviste, ma sulla quale il silenzio del panorama mediatico resta assordante. Non un solo trafiletto tra i giornali più in vista ha dato spazio a un dubbio “su una cosa che Luc Montagnier disse tanto tempo fa (insultato da tutti)“.
Il focus di Francesco Borgonovo e Fabio Duranti.
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