La trave nell’occhio dei pacifinti: la tregua diviene magicamente una follia

Continui con la guerra? “Spietato!“, “mostro!“, “perfino a Natale!“.
Decidi per tre giorni di tregua? “Sta riprendendo fiato“, “strategia“, “cinico calcolo“.
Come sempre non è una questione di fazioni, ma di coerenza e credibilità. Il fatto è che siamo arrivati a livelli quasi caricaturali, perché sulla tregua proposta da Putin per il Natale ortodosso, è fuori luogo mandare avanti la macchina della propaganda che demonizza il nemico assoluto come un diavolo. Per poi trovarci su Repubblica personaggi come Bernard-Henri Lévy che dice “sogno e spero in una terza rivoluzione russa che cacci i demoni“. Quando parla Bernard-Henri Lévy ci permettiamo di toccare ferro.

Già, perché praticamente ogni volta che c’è un conflitto, c’è anche Bernard-Henri Lévy che soffia sul fuoco in nome dell'”ordine liberale”. L’abbiamo visto in Siria, quell’ordine liberale; in Libia, caso nel quale il nostro Bernard-Henri Lévy arrivò a invocare le bombe.
Da segnalare anche la trave nell’occhio di Robert Kagan, ideologo del neoconservatorismo che su Foreign Affairs scrive: “Bisogna andare avanti a oltranza“, dal momento che la guerra in Ucraina garantirebbe il mantenimento dell’ordine liberale. L’articolo è costellato poi da riferimenti alla Seconda Guerra Mondiale, scomodando pure Hitler, tutto per portare a una conclusione: si vada avanti senza soluzione di continuità. Contro il nemico questo ed altro, no?

Ecco che, se le posizioni sono queste, è chiaro che una tregua contro il cattivone (alla stregua di Hitler) sia fuori luogo. Questo però provoca dei paradossi: davanti alla prospettiva di cessare i bombardamenti per 36 ore si storce il naso fino a indignarsi. Allora si continui con le bombe, perché qui si può fare tutto il lavoro diplomatico che si vuole, ma sembra abbastanza chiaro che l’idea sia una e una sola.