La Germania invia armi ed è pure entusiasta: la nuova frontiera delle colonie di Washington

Riporto un articolo dei giorni scorsi, segnatamente del 6 gennaio 2023 sul Foglio, noto rotocalco liberale atlantista.
L’articolo così titola: “La Germania invia carri armati all’Ucraina. E ci tiene, che si sappia“. In sostanza, l’articolo mostra come la Germania – e lo fa con approvazione – in verità abbia mandato carri armati a sostegno dell’Ucraina e abbia fatto di tutto per far trapelare la notizia e per far sì che si diffondesse. Nulla di nuovo, direte voi. Anzi, sembra per più versi che ormai si sia aperta in tutta Europa una gara, una competitività, un agone tra i Paesi europei nel sostenere al meglio l’Ucraina. Quasi come se i paesi d’Europa gareggia solo fra loro nel dimostrare fedeltà a Washington, inviando servilmente come Washington richiede armi all’Ucraina quand’anche ciò costi come costa senz’altro gravemente per quel che riguarda le spese sul bilancio, quand’anche costi, come nel caso dell’Italia, ben 76 miliardi di euro inviati in questo primo anno di guerra in Ucraina. Questo, peraltro, ci permette di confutare la tesi secondo cui solo l’Italia si starebbe impegnando oltremodo nel fornire sostegno all’Ucraina, quand’anche ciò costi come costa una sorta di sacrificio permanente delle proprie risorse. Anche la Germania lo sta facendo, ma tutti gli altri paesi europei, in verità, stanno facendo a gara nel sostenere nel sostenere l’Ucraina anche contro i propri interessi.

Sì, perché in fondo poi la questione è proprio qui l’Unione europea non avrebbe in realtà alcun interesse a far guerra alla Russia e a supportare l’Ucraina, la quale Ucraina non è nell’Unione Europea e non è nemmeno nella Nato. E tuttavia lo fa semplicemente per devoto servilismo rispetto alla civiltà dell’hamburger e anzi per necessità sistemica, dato che l’Europa tutta è di fatto una grande colonia di Washington, costellata com’è di basi militari statunitensi che impediscono all’Europa di essere autonoma e sovrana e anzi la tengono permanentemente sotto ricatto nucleare e missilistico da parte di Washington. Ecco, questo ci permette di ribadire un punto importante questa guerra è una guerra che Washington sta combattendo per procura, utilizzando anzitutto l’Ucraina del guitto Zelensky, attore nato fantoccio contro la Russia di Putin. E poi anche per procura, sta combattendo, utilizzando l’Unione Europea tutta come manichino che agisce contro il proprio interesse. Non dimentichiamo che le sanzioni alla Russia stanno recando nocumento non solo all’Italia, ma anche ad altri paesi europei. A questo riguardo, proprio la Germania in tempi recenti aveva intrattenuto ottimi rapporti e ottime relazioni commerciali con la Russia e ora sta di fatto danneggiando pesantemente la propria economia, semplicemente per rispondere ai desiderata di Washington.

Questo mi permetta una volta di più di ribadire un punto su cui più volte ho richiamato l’attenzione. Non sappiamo ancora chi vincerà questa guerra. Sappiamo già però chi l’ha perduta: l’Unione Europea che, come il famoso vaso di terracotta di manzoniana memoria, si trova tra vasi di metallo pesante e viene puntualmente schiacciata di più. E come se gli Stati Uniti d’America stessero facendo di tutto per un verso, per punire l’Europa, per aver guardato con simpatia alla Russia e alla Cina in passato e poi, per un altro verso, stessero facendo di tutto per separare sempre più l’Europa dal resto dell’Asia, la cosiddetta Eurasia, e rendere sempre di più l’Europa succube di Washington e al traino della civiltà del dollaro, dipendente da Washington e sempre più condizionata dalle sue politiche. Ecco perché possiamo ben dire una volta tanto, che se Atene piange, Sparta non ride, dato che la Germania versa in situazioni non certo migliori dell’Italia. Ma lo stesso, ripeto, si può dire per tutti i paesi dell’Europa, da che tutti, dal primo all’ultimo, sono colonie di Washington. L’unione Europea stessa è una grande colonia di Washington e risponde alle politiche della civiltà del dollaro.

RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano, con Diego Fusaro