Il progetto per il 2030 delle élite di Davos: creare degli schiavi felici di esserlo

Continua indefessamente il forum di Davos, forse meglio noto come World Economic Forum. Come già altre volte abbiamo ricordato, si tratta di un importante consesso nel quale i padroni del capitale, il blocco oligarchico neoliberale della plutocrazia sans frontières, si danno convegno. E lo fanno con un obiettivo molto preciso, quello di fissare, decidere, concordare le linee fondamentali, la traiettoria generale del loro interesse, del loro tableau de borde. Insomma, si tratta di una sorta di consesso internazionale, quasi una internazionale liberal finanziaria, mediante la quale i padroni del mondo decidono sovranamente quali sono i loro interessi e come imporli al mondo intero, chiamandoli, progresso e interesse dell’umanità tutta. I padroni del mondo decidono in maniera autocratica cosa fare e cosa imporre e utilizzano poi, di volta in volta, i singoli governi nazionali come passacarte, come semplici maggiordomi chiamati a tradurre in norme, decreti e prassi politica le decisioni che loro, il blocco oligarchico neoliberale, hanno sovranamente scelto.

Ecco perché al tempo del neoliberismo non abbiamo più partiti che incarnano visioni diverse che provano a tradurle in prassi. Al contrario, abbiamo quello che più volte ho definito il partito unico, articolato, neoliberale, ove destra e sinistra svolgono semplicemente la parte di due maggiordomi che si contendono il posto per servire il padrone. In questo caso il padrone coincide con l’oligarchia finanziaria tecnocratica no border. E i maggiordomi sono due sostanzialmente, uno in livrea fucsia, il maggiordomo di sinistra, l’altro in livrea bluette, il maggiordomo di destra.

I due maggiordomi contendono soltanto per poter servire, per poter avere di volta in volta l’esclusiva nel servire il padrone. Ecco perché non vi sono più visioni diverse del mondo, ma semplicemente vi è un’alternanza senza alternativa che fa sì che la politica diventi, con l’alternanza senza alternativa di destra e sinistra, una sorta di omogeneità bipolare. I padroni del mondo stanno decidendo l’agenda per il 2030, come apertamente la chiamano a Davos, un’agenda basata sulla green economy, ossia sulle fonti rinnovabili del profitto per il padronato cosmopolitico, sul transumanesimo, ossia sulla disumanizzazione integrale dei rapporti umani, con annessa riduzione dell’uomo a semplice macchina tra le macchine.

Ancora, con il trionfo della resilienza, ovvero della passiva accettazione di tutto da parte dei dominati, ridotti a un polo passivo che non rivoluziona più l’esistente ma si limita a lavorare su di sé per meglio accettarlo. C’è una locandina che più volte abbiamo menzionato, che mostra un giovane dal sorriso inebetito che dice nel 2030 non posseggo più nulla e sono felice. Insomma, questo è il progetto dell’elite globalista neoliberale privarci di tutto e costringerci a essere oltretutto felici di essere stati privati di tutto. Insomma, il sogno per il 2030, progettato a Davos con spietata e lucida precisione, è quello di avere degli schiavi che siano felici di esserlo e che, se proprio debbono ribellarsi, lo fanno unicamente contro chi eventualmente metta in discussione la schiavitù. Proprio come nell’antro di Platone, i cavernicoli, gli ottenebrati dell’antro, sono quelli che si battono unicamente in nome delle proprie catene, contro ogni anelito di liberazione, contro ogni desiderio di migliore libertà.

Radioattività con Diego Fusaro