Vista spesso con sospetto oggi, la parola controinformazione, in realtà, ha radici ben più nobili. “Il lemma risale al Medioevo“, spiega Alessandro Meluzzi. “Oggi viene ricondotto invece a un neologismo. Se non fosse stato però per la controinformazione degli anni Cinquanta e Sessanta, molti misteri d’Italia sarebbero stati accettati in silenzio. Pensiamo alla strage di piazza Fontana, a Ustica, alla morte del commissario Calabresi: la controinformazione ha rivestito un ruolo vitale. Erano domande giuste da porsi, e le verità considerate ufficiali dalla Storia sono state poi smentite dai fatti“
A essere cambiata, secondo Meluzzi, è la Storia, non la controinformazione: “Va avanti solo chi è più bravo e adatto a sopravvivere. Può non piacere, ma è un paradigma liberal-liberista. Oggi nulla ha più a che vedere con quel liberismo lì: c’è un manipolo di oligopoli che, come al monopoli, controllano tutte le banconote, le vie e le casette e ci mandano in prigione senza passare dal via. Non c’è alcuna competizione liberal-liberista, ci troviamo di fronte a quello che gli esponenti di autonomia operaia avrebbero definito “lo Stato imperialista delle multinazionali”“.