Davos 2023, che si è appena conclusa, segna il passaggio ad una nuova fase dell’Agenda 2030. È fondamentale quindi provare in modo semplice ad evidenziarne tutti i passaggi presenti e passati, in modo da permettere agli italiani di decodificare le scelte future che andranno proprio nella direzione auspicata al World Economic Forum, come preconizzato dai padri fondatori del neoliberismo. Per bypassare i processi democratici senza suscitare mobilitazioni popolari, bisogna sempre fare appello, al momento opportuno alla shock doctrine, la dottrina dello shock che prevede di indurre quindi di creare artificialmente o di approfittare, se qualcosa accade naturalmente, di uno stato di shock del paese per rendere il popolo accondiscendente a misure che in una condizione di normalità non avrebbe accettato mai perché palesemente contrarie ai loro stessi interessi. Lo choc, però, per essere efficace, deve essere sempre attinente al modello che si intende stravolgere. Facciamo qualche esempio pratico. Il primo modello che i seguaci di Davos intendevano cambiare in Italia è stato il modello economico. Come farlo? Si crea un virus sui mercati artificialmente, in questo caso il famoso spread, e si lascia che questo infetti l’economia del Paese. I media cominciano a porre enfasi sull’emergenza esortando a fare presto lo ricorderete tutti perché il Paese è finito nella terapia intensiva dei mercati.
La politica a quel punto abdica al suo ruolo e gli italiani sono chiamati ad accettare passivamente un cambio di governo. Ed ecco che arriva un uomo allevato da anni nelle organizzazioni globaliste che fanno capo proprio al World Economic Forum, che di fatto va a commissariare il paese. Ebbene, quell’uomo nel giro di pochi mesi firma il MES, il Fiscal Compact e introduce in Costituzione il pareggio di bilancio. Poi va via. Di fatto, dopo aver stravolto in maniera irreversibile il modello economico del Paese. Scompare infatti la spesa pubblica in capo allo Stato ed i cittadini sono chiamati a pareggiare di tasca propria ogni singola voce di spesa. Così il potere decisionale in campo economico dal popolo che lo esercita attraverso i governi nazionali, viene trasferito sempre di più in mano alle organizzazioni sovranazionali dell’Unione europea. Quindi il risultato della crisi economica è più Europa. Nasce poi, sempre in seno al World Economic Forum, l’esigenza di cambiare il modello sociale. Si approfitta allora della pandemia o la si induce? Questo non lo sappiamo. Per spostare l’attenzione e soprattutto la paura dei cittadini verso un virus che questa volta infetta la popolazione. E sulla base di quella emergenza e facendo leva su quello shock, viene imposto un nuovo cambio di governo.
Ed ecco che arriva ai vertici un altro uomo, da sempre allevato nelle organizzazioni globaliste che fanno capo agli uomini del World Economic Forum. La lotta alla pandemia impone così misure di controllo della popolazione e rende inevitabile la riforma del Regolamento sanitario internazionale, che di fatto sposta il potere dagli Stati alla OMS, a cui vengono affidati poteri vincolanti per gli Stati e quindi per i popoli. Il risultato della pandemia è più OMS. L’agenda però prosegue, quindi si approfitta o s’induce una guerra ed i popoli vengono spinti ad accettare il ritorno ad un mondo unipolare, perché le altre potenze sono governate da pazzi che vanno messi alla berlina. A quel punto gli Stati, data l’emergenza, aumentano gli stanziamenti in spese militari e si fanno dettare l’agenda dai vertici dell’Alleanza Atlantica, guidata ovviamente dagli apparati Stato. Il risultato della guerra è più Nato. Quindi per concludere come avete visto abbiamo avuto tre crisi diverse, tre diversi ambiti, ma tre risultati uguali. Più Europa, più OMS e più Nato. Il che si traduce in più potere ai membri del World Economic Forum.