Sono state pubblicate, a 10 giorni dalla pronuncia della corte d’appello federale, le motivazioni della sentenza sul caso plusvalenze che ha portato a una penalizzazione di 15 punti per la Juventus. Secondo i giudici, “La Juventus ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione“. Nel merito, riporta l’ANSA, l’illecito è stato dimostrato “vista la documentazione proveniente dai dirigenti” del club “con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture“.
La Corte di appello federale, stando a quanto riportato dall’ANSA, ha ammesso la richiesta della Procura di revocazione (è spiegato nelle motivazioni, del processo plusvalenze per la Juventus) “di fronte ad un quadro dei fatti radicalmente diverso per l’impressionante mole di documenti giunti dalla Procura della Repubblica di Torino che ha evidenziato l’intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori“. Niente “ne bis in idem”, dunque, elemento che molti esperti avevano invocato al momento della pronuncia della Corte. “Per quanto riguarda la sanzione, la Corte ha tenuto conto della particolare gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione e della stessa intensità e diffusione di consapevolezza della situazione nei colloqui tra i dirigenti della FC Juventus S.p.A“, proseguono le motivazioni, precisando come “non sussistono evidenze dimostrative specifiche per le altre società“.
“Se la Procura di Torino non avesse aperto la sua inchiesta non sarebbe successo nulla“, commenta Luigi Ferrajolo. “Per gli altri non ci sono fatti nuovi. Per la Juventus, invece, ce ne sono molte, una lunga serie di intercettazioni. Alla procura di Torino interessava solo la Juve, data la natura delle operazioni e il fatto che essa fosse quotata in borsa. Purtroppo o per fortuna, non essendoci inchieste sulle altre, non sono emerse novità su di loro, mentre nel caso dei bianconeri sono saltate fuori vere e proprie confessioni. I professionisti della dirigenza della Juve che intercettati dicono di tornare a casa con la nausea per quanto hanno fatto sono una testimonianza forte“.
“La motivazione è talmente chiara che non c’è bisogno nemmeno di essere giuristi per capirlo“, commenta Furio Focolari. “Le altre non stiamo dicendo che siano innocenti, ma la procura non può intervenire in assenza di intercettazioni e fatti nuovi“.