Continua purtroppo a salire vertiginosamente il numero dei morti a causa del terremoto che si è abbattuto impietoso sulla Siria e sulla Turchia. I morti salgono e pare che abbiano già superato purtroppo la soglia dei 20.000. Una tragedia davvero senza precedenti che ha colpito senza pietà cose e persone.
Le persone, anzitutto, che sono il valore più importante e che sono state letteralmente travolte da questo terremoto imprevedibile. Ma poi anche le cose, in seconda battuta, se si considera che il terremoto in questione ha distrutto anche alcuni siti che sono patrimonio dell’umanità, producendo danni letteralmente irreversibili.
È fin dai tempi del terremoto di Lisbona del 1755, che peraltro la filosofia viene riflettendo su questi eventi imponderabili, minacciosi e distruttivi che sono i terremoti. E lo fa affrontandoli con prospettive molto diverse. Vi è chi ha parlato della volontà di un Dio di punire gli uomini per delle loro colpe. Vi è chi, come Jean-Jacques Rousseau, diceva che in realtà la colpa vera è dell’uomo che costruisce in maniera dissennata, che produce assembramenti smodati e dunque è ingiusto incolpare soltanto la natura di ciò che in parte dipende anche dall’uomo. Tante le prospettive assunte, la riflessione continua a svilupparsi.
Ciò che in effetti desta maggiore stupore, ma meglio sarebbe usare l’espressione greca “thauma“, che vuol dire non tanto “meraviglia”, come spesso si traduce, quanto “sgomento“, “sbigottimento“. Per usare una parola straniera “shock” nel vero senso della parola. Ebbene, ciò che desta shock e thauma del terremoto è il fatto che si tratta di un evento del tutto imponderabile, imprevedibile, indeducibile da esperienze passate.
Qualcosa che si abbatte e sconvolge la nostra vita, sconvolgendola improvvisamente e trovandoci quasi sempre impreparati.
Il terremoto ci fa fare l’esperienza di quella che potremmo chiamare “l’essere ancora appena“, ossia di una sorta di sopravvivenza sul filo, una sopravvivenza quasi come miracolo. La vita che noi diamo per scontata, in realtà è qualcosa che può da un momento all’altro esserci sottratta con la stessa imprevedibilità con cui è giunta.
E poi, nel caso specifico, c’è la questione umanitaria, naturalmente. Da tutto il mondo si è attivata la santa catena degli aiuti per le popolazioni flagellate dal terremoto, come è giusto che sia in questi momenti tragici per l’umanità, quando forse emerge maggiormente il carattere umano. Anche se poi nel caso della Siria, come sapete, vi è un problema non trascurabile: quello delle sanzioni.
La Siria, in quanto stato canaglia, dal punto di vista della civiltà del dollaro, continua a essere oggetto di sanzioni e di embargo, cosicché gli aiuti sono assai limitati. Ecco allora che la Comunità internazionale, o meglio alcune sue voci, si sono levate a chiedere l’immediata cessazione delle sanzioni punitive contro la Siria.
Ed è curioso che la Cina stessa, in primis, abbia fatto questa richiesta dicendo a Washington di togliere immediatamente le sanzioni. Vedremo cosa faranno gli USA. Per ora, al di là della retorica umanitaria, della “pappa del cuore”, direbbe Hegel, del batticuore per l’umanità, non abbiamo visto la cessazione delle sanzioni ed è curioso, peraltro, sentire il logoro discorso dominante che ci presenta come cattiva la Cina che vuole togliere le sanzioni e buona la civiltà del dollaro che invece quelle sanzioni ha posto in essere e che per ora ancora non ha tolto.
Insomma, l’ordine del discorso dominante tende sempre a presentarci le cose in maniera forse diversa rispetto a come sono.
Radioattività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro