Per Giorgetti, ministro dell’Economia, ci sono progetti non strategici, altri non realizzabili Nel 2026. Ad esempio: energia, idrogeno, acciaio, verde. Giorgetti dichiara: “Le regole UE non creino stati di serie A e B. Dando più margini agli spazi fiscali, si disgrega il mercato unico che è il pilastro dell’Unione Europea“. Io non so se ci sia veramente questa unione di cui parla Giorgetti. In ogni caso il ministro riassume in questi termini la posizione italiana. Il Consiglio europeo si è riunito recentemente per definire le mosse con cui rispondere all’impennata dei prezzi e agli Stati Uniti con l’Inflation Reduction Act. In un colloquio, Giorgetti, motiva le ragioni di fondo dell’atteggiamento italiano collegando le trattative di oggi a riforme strutturali. Io quando sento i termini riforme strutturali mi appoggio al muro perché sono vent’anni che la parola riforme significa fregature delle regole fiscali comunitarie. In un ragionamento ispirato a due direttrici di fondo: il pragmatismo evocato dal ministro e un europeismo meno rivendicato ma piuttosto spinto che potrebbe suonare strano all’orecchio di qualche compagno di partito oppure alleato di governo, ove mai fosse vero. Perché dubitare delle cosiddette semplificazioni sulle riforme fiscali è il minimo, perché sono vent’anni che abbiamo fregature.
Significherebbe barattare qualcosa che ci è dovuto, cioè la flessibilità sul PNRR, con qualche cosa che ci danneggerà irreparabilmente e cioè l’allentamento dei divieti sugli aiuti di Stato. Insomma mi sembra che la strategia del Governo Meloni sia quanto meno confusa. E da dove deriva questa confusione? deriva dal fatto che in realtà per fare l’interesse italiano bisognerebbe avere un atteggiamento meno europeista nel senso di appiattirsi a quel tipo di Europa che sono vent’anni che ci frega a danni di altri paesi come la Germania, che ne ha beneficiato molto di più. Ma questo è in contrasto con una posizione geopolitica e in contrasto con lo stare diciamo ai vertici nelle nelle sale dei bottoni e via discorrendo. Ora quello che è assurdo in questa situazione e che non viene detto a chiare lettere da Giorgetti e dai ministri del Governo Meloni è che l’inflazione europea ha caratteristiche completamente diverse dall’inflazione americana. L’inflazione americana è stata dovuta prevalentemente a spesa pubblica, l’inflazione europea no. È un’inflazione non da domanda che è stata depressa, ma da fattori esterni. Quindi utilizzare le stesse tecniche su due cause completamente diverse è quantomeno un comportamento miope da parte del governo italiano, che si appiattisce ancora una volta ai diktat europei.
Malvezzi quotidiani. L’economia umanistica spiegata bene.