Bruxelles chiama e il superbonus viene affossato: fregati gli imprenditori che sostengono il paese

Parliamo del famoso superbonus, crediti. Sono fermi i crediti del superbonus perché nessuno li vuole e li può comprare. E quanto sottolinea l’Eurostat sul problema dei crediti di imposta per i bonus edilizi, in quanto è vero che la libera circolazione permette l’aumento del debito pubblico, ma è altrettanto vero che si vuole evitare di mettere a rischio, 25.000 imprese del settore edilizia. A dire il vero non mi pare che si stia facendo molto per proteggere queste imprese. Il problema è che il superbonus sia caratterizzato per la cedibilità dei crediti d’imposta, permettendo cioè al contribuente, in caso di eccedenza o di necessità di liquidità, di ottenere subito il beneficio attraverso la cessione del credito. Nel 2021, però, il tanto osannato governo Draghi pose un limite alle cessioni, lasciando il cerino acceso nelle mani di migliaia di imprese edili che avevano eseguito i lavori, scontando direttamente in fattura l’agevolazione al committente, ma con un problema che non si trovavano più le banche disposte all’acquisto. Seppure il governo Meloni sia intervenuto col decreto Aiuti quater che ha portato a cinque le cessioni complessive e concesso di compensare fino a dieci anni la situazione emarginata e migliorata solo in modo molto marginale. Dicono che facendo circolare i crediti per i bonus edilizi ci potrebbe quindi essere un impatto sulla finanza pubblica, eludendo l’impatto dei fallimenti delle imprese edili e il calo del PIL per il fermo dell’edilizia.

Chi paventa pericoli per i conti derivanti dalla contabilità contabilizzazione immediata dei 69 miliardi dovrebbe riflettere sul fatto che fino ad ora, però, l’unico impatto di finanza pubblica dei bonus di edilizia è stato in realtà tenere in piedi il PIL italiano nel 2022 con un più 3,9%. E ricordiamoci che ad oggi il debito PIL, il tanto problematico rapporto debito PIL, è più alto di tre punti solo perché abbiamo contribuito ai vari MES e vari, diciamo sigle strumentali degli Stati membri dell’Unione Europea. Aggiungo che la vera vergogna è il fatto che uno Stato cambi le carte in tavola perché tutti gli imprenditori prendono le decisioni sulle base delle leggi, degli annunci, dei giornali, di quello che lo Stato dichiara. Se poi lo Stato italiano riceve come successo una telefonata al Ministero da parte degli uffici di Bruxelles dicendo dovete cambiare la legge, quelli che alla fine rimangono fregati non sono i politici ma sono gli imprenditori e molto spesso gli imprenditori sono quelli che tengono in piedi il Paese. Pensateci, cari politici.

Malvezzi quotidiani. L’economia umanistica spiegata bene.