E per piovere sul bagnato il governo Meloni non vuole onorare i 110, 120 miliardi di crediti d’imposta già maturati e promessi ai contribuenti, bloccando la possibilità di acquisto dei crediti d’imposta da parte degli enti locali, fornendo certezza circa la separazione della responsabilità tra cedente e cessionario o fornitore in buona fede, in caso di truffe o frodi, e ha del tutto inibito la facoltà di cessione o sconto in fattura per lavori ancora avviati. Peccato che questo intervento legislativo sia incompleto e se da un lato mette fine alla facoltà di cessione sconto in fattura, tracciando una linea netta su una misura fuori controllo, dall’altra parte non risolve nulla sullo stock dei crediti già maturati, cioè su quelli che avevano diritto perché le norme erano diverse. L’associazione bancaria italiana è intervenuta più volte sottolineando la parziale efficacia dell’intervento del Governo sulla responsabilità solidale ai fini della ripartenza delle cessioni, precisando che i tempi di riavvio delle compravendite non sono compatibili con la crisi di liquidità delle tante imprese che non riescono più a cedere i crediti fiscali maturati, non rimuovendo l’ostacolo dei crediti che finiscono oggetto di sequestro penale e su cui la Cassazione ha previsto per di più anche la responsabilità del cessionario. La verità è che il governo Meloni ha un solo modo per abbattere l’onere per i suoi conti, cioè limitare le cessioni e far sì che il titolare del credito d’imposta resti col cerino in mano.
In sintesi, o il governo accetta un deficit più alto e io, che lo escludo, non sarà fatto così o rimette in ginocchio l’edilizia e io vi dico che sarà quello che farà il governo Meloni. È chiaro che questo farà esplodere le sezioni fallimentari dei tribunali. Voglio commentare questa pagina vergognosa della storia italiana dicendo che tutti i governi, quindi non solo il Governo Meloni, ma anche il Governo Draghi e tutti quelli che hanno diciamo creato questa situazione, sono responsabili di uno scempio nei confronti delle imprese. Questa è la mia opinione perché un Governo deve garantire agli imprenditori un quadro certo e non può cambiare le regole del gioco in corsa, perché qui ci sono imprese edilizie che hanno fatto il PIL, hanno tirato l’Italia nel 2022, hanno fatto investimenti, hanno mantenuto occupazione e soprattutto hanno fatto il loro mestiere, quello di imprenditori che credono nello Stato. Adesso rimangono fregati col cerino in mano. Noi avremo la distruzione del comparto edilizia. E tutto questo per compiacere Bruxelles, la quale, come sempre, vuole governi che ottemperano ai diktat. Bastava dirlo prima non avremmo creato questo sfacelo per le famiglie e per le imprese. È stato un inganno dello Stato che ha obbedito ancora una volta a Bruxelles.