Lugubre anniversario davvero, quello che si celebra, per così dire, nella giornata odierna.
Un anno è passato da quando ebbe inizio la sciagurata guerra d’Ucraina che ancora si sta combattendo e che, naturalmente, non accenna affatto a finire. Anzi, se mai è possibile, si va intensificando ogni giorno di più.
Già è divenuta palesemente una guerra mondiale, come peraltro era fin dall’inizio per chi sapeva cogliere la realtà fattuale al di là del vitreo teatro delle apparenze. D’altro canto, come non vi sarà sfuggito, nemmeno si parla più di trattative di pace, di accordi diplomatici e neanche di possibili vie finalizzate a produrre il cessate il fuoco.
Ormai da entrambe le parti si parla unicamente e univocamente di vittoria. Con ciò si presuppone che la guerra finirà solo quando una delle due parti sarà sconfitta. Ciò rivela limpidamente, se ancora ve ne fosse bisogno, che la guerra non sta finendo e che comunque non finirà con i negoziati e con la diplomazia.
A un anno dal suo cominciamento possiamo però, a volo d’aquila, svolgere alcune considerazioni sulla guerra d’Ucraina, su come è nata, su quali effetti sta sortendo e su quali conseguenze ancora potrà avere.
Anzitutto possiamo svolgere alcune considerazioni sul vero sconfitto di questa guerra che da subito è l’Europa.
Da subito, cioè da quando scelse fatalmente di schierarsi a spada tratta dalla parte dell’Ucraina e contro la Russia, e per ciò stesso rinunziò al proprio doveroso ruolo di luogo della ragione e del dialogo.
Come amo ripetere, non sappiamo chi vincerà questa guerra.
Sappiamo però già chi l’ha persa: l’Europa, appunto, che si è isolata dall’Oriente ed è divenuta ancor più colonia del Leviatano talassocratico a stelle e strisce. Da subito si va ripetendo, e si ripete tuttora, che l’aggredito ha sempre ragione.
Già, ma chi è realmente l’aggredito?
Secondo Washington, non v’è dubbio: è l’Ucraina che nel febbraio 2022 subì l’occupazione russa. Ma secondo Mosca, la Russia stessa è l’aggredita dacché gli USA progettavano di metterla sotto scacco fin dagli anni ’90 e ora ci sta provando in via definitiva, utilizzando l’Ucraina, il suo guitto, l’attore nato con la N maiuscola Zelensky, a mo’ di bastone.
Si potrà dire certo che il gesto di Putin di occupazione dell’Ucraina è stato un gesto inqualificabile, ma si dovrà allora onestamente riconoscere che non meno inqualificabile è stato il gesto espansionistico e neo imperialistico della NATO fin dagli anni ’90, quando essa ha preso a occupare gli spazi post-sovietici.
Per non parlare poi di Euromaidan nel 2014.
Insomma, risolvere la questione in maniera manichea, separando i Buoni con la B maiuscola dai cattivi con la C maiuscola, significa fare ideologia dogmatica allo stato puro, rinunziando a capire le cose in partenza e facendo in fin dei conti un cattivo servizio alla ragione.
Una cosa è certa e l’ha ribadita Putin nel suo ultimo discorso qualche giorno addietro: la Russia non intende capitolare al cospetto dell’imperialismo a stelle e strisce.
Di più è disposta a combattere fino alla fine, costi quel che costi, quand’anche si trattasse di impiegare l’arma atomica.
Motivo in più per pensare che la guerra non si risolverà tanto facilmente, tanto presto. E che anzi, essa è destinata ancora intensificarsi a protrarsi per lungo tempo.
La soluzione ideale, e mi rendo conto che va alla voce desiderata per anime utopistiche, sarebbe quella della rinascenza di un modello pre 1989, un modello con blocchi diversificati, in equilibrio dinamico fra loro, blocchi cioè in grado di garantire il congelamento dei conflitti.
Il multipolarismo, non mi stancherò di ripeterlo, appare come l’orizzonte sicuramente più desiderabile del monopolismo imperialistico di matrice atlantista che già si sta imponendo e che si imporrebbe ancor più qualora Washington dovesse avere la meglio su Mosca.
Radioattività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro