La pubblicità anni ’70 che dice tutto sul cambio euro-lira ▷ “Guardate come vivevamo”

L’introduzione dell’euro nel 2002 ha portato molti cambiamenti da vari punti di vista.
Una moneta adottata attualmente da 20 stati dei 27 paesi UE. L’ultima è stata la Croazia: il primo gennaio di quest’anno anche lei ha accolto la moneta europea. 20 quindi i paesi che hanno stessa moneta, ma diverso mercato.
La domanda che sorge dopo più di vent’anni di euro è: ha funzionato? Era meglio la lira?
Basta andare a vedere quanto costava un’utilitaria negli anni ’70“, risponde Fabio Duranti in diretta a Un Giorno Speciale.

Nel 1972 un manifesto pubblicitario di un’utilitaria FIAT (la 127) mostra come il costo della vettura fosse di 920mila lire. Gli stipendi base degli operai al tempo erano di 150mila lire. Facciamo due conti e scopriamo che per comprare una 127, servivano 5/7 stipendi.
Ora se andiamo a cercare l’auto più economica, questa va almeno dai 12mila euro in su.

Considerando gli stipendi attuali quindi, andiamo a scoprire che comprare un’auto oggi costa 10 stipendi. Oggi un cittadino non si trova più quel potere d’acquisto che c’era una volta”
A questo punto Duranti chiede: “Una volta compravi un auto da 5/7 stipendi e ti sentivi un re, ora ne compri una da 12mila, la più economica, e ti senti l’ultimo della classe: non è così?

Risponde il prof. Alberto Contri, docente di Comunicazione Sociale: “Era un periodo pieno di aspettative: tutto poteva crescere e l’ascensore sociale saliva. I giovani a quel tempo si ritrovavano ad avere maggiore prospettiva rispetto a quella dei genitori. Adesso si va in discesa negativa: adesso i figli sicuramente hanno meno prospettive e vivono ampiamente sulle risorse dei genitori“.

Risponde alla domanda anche il prof. Giovanni Vanni Frajese: “Faccio parte di una generazione che ha visto i propri genitori con il proprio lavoro e la propria dedizione: tante cose determinavano il successo di una persona.
Erano generazioni molto più sensate. Noi siamo stati in qualche maniera illusi: c’era la promessa negli anni ’80 che noi avremmo fatto qualcosa di grande. Un’esplosione che non è avvenuta.
La ricchezza condivisa e saggia è quella che l’elite non vuole in giro: il benessere di poter comprare ed essere proprietario di una casa li disturba, un benessere che tra l’altro significa il circolare dell’economia. Il loro modello vuole appiattire le culture.
Dobbiamo essere tutti cittadini di plastica, senza cultura e più poveri. Basta guardare l’assistenzialismo: viviamo di mance di stato che diventano sostanzialmente sopravvivenza.
A volte bisogna tornare indietro per capire che la strada giusta si è persa tempo fa“.