Uscire dalla dipendenza del gas russo ha avuto per l’Italia, così come per tutta l’Europa, un doppio prezzo da pagare.
Il primo è stato l’aumento a livelli record della bolletta energetica, mentre il secondo è stato un prezzo ambientale.
Archiviare cioè la stagione delle forniture a basso costo da parte del Cremlino ha causato un aumento dell’uso dei fossili destinati alla produzione dell’energia elettrica. A fare la parte del leone in Italia è stato l’impianto di Brindisi Sud che fa capo all’Enel e che da solo ha garantito tra settembre e gennaio circa 3,6 terawatt di elettricità.
Parliamo di circa 1,5 terawatt in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Alle spalle un altro impianto, quello di Torre Val da Lega Nord, sempre di proprietà dell’Enel, a quota 2,3 Terawatt, seguito dalle centrali di Fiume Santo e di produzione Fusina a quota circa 1,4 Terawatt, poi dalla centrale del Sulcis con circa 0,6 terawatt e da quella di Monfalcone con circa 0,5 terawatt di energia elettrica.
Ora come facciamo a dire che per risparmiare il gas russo abbiamo fatto andare a manetta le centrali di carbone e di olio?
E come facciamo a questo punto ad affrontare serenamente i temi della cosiddetta transizione ecologica?
Come facciamo a quel punto a parlare di monopattini e di auto elettriche?
Questi dati, che sono stati pubblicati dall’autorevole quotidiano economico il Sole 24 Ore, quindi credo che siano dei dati che tutti possono verificare, non affrontano però la vera questione del problema.
E la vera questione del problema che il Sole trascura di enfatizzare è che c’è una forte ideologia green che sembra ci stia portando verso una sorta di crociata energetica per la quale insomma ci sono paesi come l’Italia che riducono la produzione di impatto inquinante in 15 anni del 30% e pesano per lo zero virgola a livello mondiale.
E poi ci sono invece paesi come la Cina che pesano molto di più e che aumentano nello stesso periodo della stessa quantità l’impatto inquinante.
Quindi mi sembra che ci sia a livello planetario quantomeno una enorme ipocrisia sui temi ambientali, dove tutti giocano a portare l’acqua dove vogliono loro.
Ecco perché parlo di economia umanistica: va messa al centro non l’ideologia, ma l’essere umano.
Malvezzi Quotidiani, l’economia umanistica spiegata bene