“Dopo la scomparsa di Maurizio Costanzo, è nato un dibattito perché ho sostenuto la tesi del non odio. Ho visto molti messaggi brutti nei confronti di una persona che purtroppo ci ha lasciati, perché si era lasciato andare nel passato ad alcune affermazioni, sicuramente non meravigliose, come ‘chi non si vaccina se ne deve andare dall’Italia’. Però io sostengo che purtroppo la paura che ci è stata indotta ha fatto sì che alcune persone che apparentemente godono di reputazione, ma anche stima, riconoscimento della loro intelligenza, poi purtroppo deviano. La paura, quanto ha potuto giocare nelle menti di queste persone che sono apparentemente intellettuali, che dovrebbero capire, essere indipendenti e invece hanno accettato quel pensiero unico?“
Questa la riflessione di Fabio Duranti che riprende le polemiche che hanno caratterizzato gli ultimi giorni di “Un Giorno Speciale”. Il primo a rispondere alla domanda posta è Alessandro Meluzzi: “Non si tratta soltanto di paura, ma si tratta per lo più di paura di vecchi. C’è un altro vecchio, che mi è parso parlare da vecchio mal vissuto. È un mio vecchio sodale amico, Giuliano Ferrara il quale ha detto durante la pandemia delle cose pazzesche. E l’ha dette ulteriormente adesso dicendo che bisognerebbe dare il seggio di Senatore a vita a Conte per come si è comportato durante il Lockdown. Io capisco che un vecchio abbia talmente avuto paura di morire o di contagiarsi, lui che era stato un guascone, un picchiatore, un fantasista…
Invecchiare così male per la paura di morire mi fa venire in mente una citazione classica che è il De Senectute di Seneca, nelle quali l’arte di invecchiare deve innanzitutto liberarci almeno in parte di una certezza, che è quella di morire. Il pervicace attaccamento, istinto di sopravvivenza, anche a 98 anni, è giusto. Allora quello che mi pare di capire caratterizza tutti questi personaggi, purtroppo, è l’assoluta assenza di speranza di eternità. Allora diventa una vecchiaia arcigna, diventa una vecchiaia micragnosa, diventa una vecchiaia arrabbiata, diventa una vecchiaia che vuole trattenere la vita ad ogni costo. Caro Maurizio che ebbi tempo di conoscere di frequentare i tempi del Costanzo Show, carissimo Giuliano perché non avete provato a guardare alla vostra vecchiaia non soltanto come fragilità, non soltanto come malattia, non soltanto come paura, non soltanto come pervicace attaccamento alla materia, ma anche come finestra verso l’infinito?“
Il parere di Contri: “Varie volte sono stato in punto di morte, mi hanno pizzicato all’ultimo momento e debbo dire in quei momenti lì ho detto ‘ho concluso il mio percorso’, ‘Chissà com’è dall’altra parte‘, ma non ho avuto paura. Anche se morire sostanzialmente, mi secca perché io ho progetti, avvicinandomi agli 80 anni, ho progetti per i prossimi 30. E quindi allora che cosa mi scatta come fenomeno, che mi dispiace buttare via il tempo, consumare male quel poco tempo che mi resta. E quindi tutto quello che posso fare di interessante, sempre coerente con quello che so fare, la comunicazione sociale, mi viene naturale. Quindi non vedo dov’è tutto questo coraggio. Insomma, è un continuare un modo di essere come io sono“.