L’Unione Europea approva nel lontano 2008 la cosiddetta direttiva Bolkestein. Per effetto della normativa la concessione per la gestione degli stabilimenti balneari dovrebbe essere rimessa al libero mercato, quindi al miglior offerente. Lo stato italiano non ha mai preso una decisione sulla questione, le continue proroghe hanno infatti causato alcune sanzioni dell’Europa per infrazione. Un paio di giorni fa, c’è stata una sentenza del Consiglio di Stato, che si è pronunciata di fatto contro nuove proroghe. Anche il Presidente della Repubblica Mattarella, si è appellato affinché il governo lasci scadere la proroga il 31 dicembre e si attenga alla normativa europea.
Il tema è molto divisivo, c’è chi si trova a favore di una liberalizzazione del settore e chi sostiene che questo permetterebbe a chi ha grandi quantità di fondi, di sottrarre il lavoro di generazioni di famiglie di medi-piccoli imprenditori. Francesco Borgonovo per far luce sul tema ha intervistato il Presidente del Consorzio delle imprese balneari abruzzesi Stefano Cardelli: “La Bolkestein afferma la libera concorrenza europea per quei settori nei quali c’è scarsità d’impresa, che ci sia scarsità nel settore balneare è tutto da decidere. Il Consiglio di Stato legifera usurpando il potere del Parlamento che ha decretato più volte cose diverse. Se fossero messe all’asta le concessioni, potrebbero acquisirle le multinazionali ma anche la criminalità organizzata per riciclare denaro. Per gli attuali gestori non ci sarebbe modo nemmeno di guadagnare dai miglioramenti e investimenti fatti, ad esempio un bar sarebbe impossibile da rimuovere e quindi rimarrebbe di fatto alla nuova gestione“.
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