Così, dopo lo stop alla benzina e al diesel entro il 2035, il Parlamento europeo ha approvato ieri la direttiva sulle case green.
I sì sono 343, 216 i no e 78 gli astenuti.
Una svolta con lo scopo di massimizzare il risparmio energetico e con l’obiettivo di minimizzare invece l’inquinamento.
Come? La proposta parla di impianti solari obbligatori entro il 2026 per gli edifici pubblici, entro il 2028 per il resto.
Classe energetica E entro il 2030, classe D entro il 2033 per gli edifici residenziali.
Nuovi edifici a emissioni zero sparsi ovunque, con classi energetiche convenienti e funzionali all’obiettivo.
“Un intento nobile, certamente” commenta Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità.
Tutto molto bello sì. Ma chi finanzierà questo enorme cambiamento? Almeno per ora, il provvedimento non ha ancora superato tutte le fasi di approvazione: il testo verrà ora analizzato nel negoziato finale tra Consiglio UE esecutivo europeo.
“Secondo un sondaggio di Facile.it – riporta Borgonovo – solo un italiano su cinque ha dichiarato di essere disposto ad adeguarsi alla normativa. Un bel po’ di persone, giustamente direi, non sono disposte quindi a spendere soldi per un cambiamento da fare entro il 2033“. L’economista Gabriele Guzzi, intervistato a “Punto & Accapo”, ha commentato il provvedimento europeo.
“I costi? Abbiamo visto come è andata col superbonus: 67 miliardi di costo e abbiamo osservato come è andata a finire, figuriamoci con questa misura che ha una stima di costo che si aggira attorno ai 1900 miliardi di euro, circa il PIL italiano di un intero anno. Quindi vi rendete conto che questa potenziale direttiva, che speriamo non venga approvata, oltre a essere folle è
anche impossibile e irragionevole: tipico dell’Europa fare direttive dall’alto verso il basso e sempre con base ideologica” – (quella della green economy).
“Chi è che ci guadagna da questa mossa?” chiede Borgonovo.
“L’ipotesi più estrema – risponde Guzzi – è quella che diremo più complottista o forse più suicida: siccome queste tecnologie cosiddette ‘green’ stanno alla base di questi cambiamenti, come per esempio il fatto delle macchine elettriche, si pensa che possano favorire determinati paesi. Non vorrei fare queste ipotesi, ma diciamo che si andrebbero così a favorire quelle nazioni che detengono la produzione di queste tecnologie. La Cina detiene l’80% delle terre rare dove le materie prime di queste crescono.
Questa mossa sarebbe anche un suicidio industriale economico per l’Europa“.