Recentemente si è discusso molto sul fatto che alcuni sindaci hanno permesso di registrare bambini, figli di coppie omosessuali, nati ovviamente con pratiche che non sono ammesse in Italia. Stiamo parlando per gli omosessuali maschi, del cosiddetto utero in affitto o maternità surrogata. Per quanto riguarda le coppie lesbo, viene utilizzata, sempre illegalmente la fecondazione eterologa, che in Italia è ammessa per le coppie eterosessuali ma non per quelle omosessuali. Questi sindaci hanno dichiarato che andranno avanti con le registrazioni, perché secondo loro è un diritto che le coppie omosessuali abbiano questi figli. C’è ovviamente un problema riguardante un vuoto legislativo. Abbiamo chiesto a Enrica Perucchietti un commento più approfondito per capire meglio la situazione:
“Secondo me non è neanche una questione che le coppie debbano avere dei diritti, perché gli unici che dovrebbero avere dei diritti sono i bambini che sono gli unici che invece non vengono assolutamente tutelati. Tra l’altro, la maternità surrogata chiamiamola utero in affitto perché anche questa forma di neolingua buonista politicamente corretta, serve solo a edulcorare una pratica che è una vera e propria forma di schiavitù, la nuova, moderna forma di schiavitù di mercificazione del corpo femminile. Perché poi alla fine l’utero della donna viene equiparato a un forno gestazionale per poter produrre i bambini per i ricchi, che siano eterosessuali od omosessuali. Ma è anche una forma di reificazione dei bambini.
I bambini vengono proprio intesi come se fossero un prodotto da fabbricare in provetta, che poi può essere ceduto a terzi, ai committenti. In tutto questo discorso, secondo me, si è utilizzata una forma di retorica politicamente corretta, si è fatto credere alle masse che esista il diritto a priori di essere genitori e che questo possa anche passare attraverso forme di mercificazione del corpo femminile.