La piccola orchestrina che non dà tregua, sugli spalti, per tutto il tempo; un’Italia preoccupata di non riuscire a svolgere il compitino e un avversario motivato, che scalda subito i guanti a Donnarumma al primo tentativo. Solo tre reduci della formazione che aveva cominciato a Napoli contro gli inglesi: oltre al portiere, Di Lorenzo e Retegui, che mette dentro il primo gol azzurro e festeggia con un “vamos!” nella lingua che si parla nel suo paese.
Un volenteroso Willy Gnonto si fa male presto e al suo posto arriva Vincenzo Grifo da Pforzheim.
Oltre alla zampata che vale il raddoppio per Pessina, la cronaca del primo tempo riferisce di una nazionale maltese che tiene il campo con decoro e di una serie di incazzature di Mancini che è tutto uno scompigliar di frangia.
La ripresa ricomincia da una manovra monocorde e con il pallone che a Cristante e compagni scotta un poco tra i piedi davanti al pressing maltese. Sic. È un’Italia che, allo stato attuale, non si può permettere nemmeno di perseguire l’obiettivo di una goleada che pure servirebbe nell’economia di un girone cominciato con una sconfitta.
È solo momentaneo il sussulto portato dall’ingresso di Scamacca, la partita si fa più stagnante e l’Italia non sa fare altro che far girare palla sterilmente, con i ritmi che si abbassano e il pubblico, noi compresi, che resta sveglio soltanto per i brani eseguiti in seguenza dall’ orchestrina di cui sopra.
La vittoria alla fine arriva, ci mancherebbe; per il resto il momento è tale che non si può chiedere altro, evidentemente, anche se facciamo ancora l’errore di pensare che a un protagonismo dei club italiani nelle coppe debba seguire automaticamente un buon momento per la Nazionale.
Ci si rivede a settembre (ora c’è la fase finale della Nations League), con l’Italia di Mancini e allo stato attuale non sapremmo neanche dire se sia un bene o un male; quello che purtroppo possiamo dire con certezza è che giocando così gli Azzurri rischiano di non andare all’Europeo del quale sono detentori. Questo è.
Paolo Marcacci