“Servirebbero 2 giorni per parlare di Gianni Minà. Una volta dovendo fare una serie per BoxRing, io cominciai l’articolo scrivendo ‘Sogno sempre una vita da Minà’. Questo era l’attacco dell’articolo. Io ho conosciuto Minà negli anni ’60 perché lui collaborava al “Corriere dello sport” di Antonio Ghirelli. Secondo me il più grande intervistatore di sempre. L’uomo che ha intervistato tutto il mondo, ma io direi il giornalista al quale tutti hanno voluto bene e al quale tutti hanno dato la preferenza. Da Cassius Clay, Fidel Castro, fino a personaggi della musica leggera, Gianni Morandi, Pino Daniele, Franco Califano, i più incredibili”.
La notizia della morte di Gianni Minà ha scosso l’intero Paese, ci ha lasciato un grande maestro del giornalismo che Franco Melli, suo amico e collega, ha voluto omaggiare sulle frequenze di Radio Radio. Ancora Melli: “Fu il primo giornalista a portare i Beatles in Italia. Fu il primo giornalista che italiano che andava anche se non aveva un contratto con un giornale, andava con i suoi mezzi. Lui è arrivato in tutto il mondo. Io era Las Vegas per un incontro mondiale di box ed ebbi l’onore di dividere la camera con lui, perché lui è arrivato più tardi, non c’era camera e questo è capitato tantissime volte. Ma io sto parlando ancora del Minà che non era nella leggenda, perché adesso tutti ne fanno le lodi. Intanto diciamo che è stata un’ingiustizia come è stato dimenticato in negli ultimi anni. Ha avuto momenti difficili, momenti difficili un po’ da tutte le parti”.
Il ricordo di Melli è legato anche agli inizi della carriera di Minà: “Il primo suo lavoro era a Tuttosport, la redazione romana. Lo avevano mandato via perché lui non era molto puntuale e non riusciva quasi mai a prendere la ‘fissa di mezzogiorno’. La fissa era quell’appuntamento telefonico con il giornale con il quale vengono stabiliti i primi pezzi che poi andranno il giorno dopo. Quella secondo me è stata la sua fortuna, perché poi è andato da una parte all’altra. È stato giornalista di Repubblica. Credo che abbia attraversato il mondo in lungo e largo. Secondo me è stato il vero Giornalista. Il vero giornalista che ha fatto della nostra professione qualcosa di particolarmente affascinante, di particolarmente epico”.
Interviene Sandro Sabatini: “E quello che non ho mai capito perché sia stato dimenticato negli ultimi 20 anni accantonato in questo modo, anche proprio misterioso, secondo me, perché non l’ho mai capito. Doveva essere un museo vivente, quanto meno ecco”.
Per rispondere a Sabatini ancora Melli con un aneddoto: “Noi andammo tutti ignari della tragedia che stava vivendo l’Argentina perché il calcio corre più veloce di tutti e di tutti no. L’argentina di Videla con i giovani, quelli che davano fastidio, venivano drogati, caricati sugli aerei e buttati poi in pieno mare. Minà riuscì perfino a intervistare Videla prima che cominciassero i Mondiali e dovette venir via. Secondo me è una carriera che è irripetibile e sconvolgente”.