Se il meccanismo di un orologio gira alla perfezione, oltre alla qualità dell’olio minerale che regala fluidità all’incastro degli ingranaggi, bisogna considerare l’integrità dei rubini che vi sono incastonati. Stasera al “Maradona” l’olio minerale è stato il modo in cui Pioli ha preparato la partita, ma i rubini sono stati le prestazioni personali. Ora, tutti hanno negli occhi le due perle di Leao, apollineo nello stile e dionisiaco per l’abbondanza del pregio tecnico, oppure le percussioni di Saelemaekers, che ha esibito finalmente un controllo di palla in velocità con la visione periferica degna di un paesaggista fiammingo. Noi però ci prendiamo l’istantanea di una prestazione dove la pulizia dello stile ha sposato la sostanza dell’agonismo, come se stessimo ammirando la cassa di un Eberhard: minuto 59, Zielinski si sente travolgere da una folata alle sue spalle, come un esile viandante triestino quando infuria la bora: gli era dietro e al tempo stesso gli è davanti Sandro Tonali, che ha in testa l’azione prima di avere la palla, che poi gioca architettonicamente per lo 0-3 di Leao.
La quantità di una corsa strategica, sempre accompagnata dal radar dello sviluppo dell’azione, protetto dalle colonne doriche della potenza muscolare: il più forte centrocampista italiano ha fatto girare le lancette del Milan per il tempo di una sera e per la premessa di un’Europa da contendere allo stesso avversario. Il rubino protegge, crea spessore, regge gli urti a beneficio della delicatezza che fa girare il tempo con il giusto passo.
Paolo Marcacci