Dal comunicato finale dell’Euro Summit conclusosi la scorsa settimana arrivano dei timidi segnali di riconoscimento su cui il Governo Meloni si sta battendo da mesi sulle regole di Governo e coordinamento della politica economica degli Stati membri dell’Eurozona. In particolare sono tre i punti in evidenza: il primo sottolinea la discreta performance dell’economia europea ad inizio 2023, risultato ottenuto al prezzo di massicci deficit per il contenimento dei prezzi energetici e grazie a un clima invernale relativamente favorevole. Anche se i deficit sulla bilancia commerciale, zavorrata dall’import dei prodotti energetici, sono stati rilevanti, tuttavia l’economia ha retto meno male del previsto.
Il secondo punto evidenzia il quadro di governance economica che è un risultato fondamentale dell’architettura dell’unione monetaria europea. Tuttavia nulla specifica quale sarebbe questo quadro, quello sospeso dal 2020 per il Covid 2019? Quello rinforzato, ipotizzato dalla commissione nel novembre scorso? Non è dato di sapere.
Il terzo punto prende atto sia che l’Unione del mercato dei capitali non esiste e quindi chiede di intensificare gli sforzi collettivi al fine di farla avanzare, sia che l’Unione Bancaria incompleta e i leader chiedono di proseguire gli sforzi volti a completare. Sono delle conclusioni parzialmente inaspettate. Non viene detta una parola sul MES e vengono date invece parole sulla incompletezza dell’architettura europea. Ora, la riflessione che dobbiamo fare a questo riguardo, finalmente a 20 anni di retorica, fanfare e inutili proclami, gli stessi che sono i governanti dell’Unione Europea ammettono il totale fallimento o meglio non la vogliono dire. Qui si continua a parlare di unione monetaria e bancaria, cioè si continua a fare gli interessi della grande finanza speculativa internazionale. Questo è il cuore del problema.
Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi