Dà i voti ma non è un prof. Parla di musica ma non è un critico. Scrive più o meno in versi, ma non è un poeta. “Fui un po’ tutto e non fui niente“, dice Cyrano, ma Frank Piantanida – che è decisamente meno pessimista – ti dice “chiedimi se sono felice” solo quando fa le sue pagelle. Ormai un cult della comunicazione sportiva l’appuntamento postpartita con i voti pieni zeppi di cultura pop. “Provo a non metterci troppo calcio, perché alla fine il calcio abbraccia tutto, ne parliamo tutto il giorno e a volte ci rompiamo le scatole pure noi“, dice a ‘Radio Radio Lo Sport’, “ecco perché lo faccio, anche perché sono uno che avendo una bassa soglia della noia prova a non far annoiare gli altri“.
Ed effettivamente ascoltando le sue valutazioni su Pressing si sente un po’ di tutto, dall’attualità a Sanremo, passando per il film “Una notte da leoni”. Tutto per dare un voto a un Lobotka non in serata.
E da piccolo era proprio questo che voleva fare, testimone la tata del baby Piantanida che anni dopo lo ha detto alla madre: “Ah, è lui quello in TV? Da quando è piccolo indica lo schermo dicendo di voler fare questo. Alla fine ci è riuscito quindi!“.
E pure bene.
A dirlo è il “Monte Rushmore” del giornalismo sportivo, quel Franco Melli a cui Piantanida dà a sua volta la valutazione a ‘Radio Radio Lo Sport’. Giusto perché un buon professore chiede sempre un parere allo studente.