I 3 problemi dell’Italia con il PNRR: la Meloni adesso rischia il no dall’Europa

Oggi parliamo di Italia e PNRR. Recentemente c’è stato un comunicato da Palazzo Chigi che ha ufficializzato uno scenario chiaro sin dal primo momento nel quale fu concepito il PNRR ed inviato a Bruxelles ormai quasi due anni fa, nell’aprile del 2021. Ora, altro che pioggia di miliardi, bensì si sta verificando soltanto un’infernale concatenazione di scadenze, di burocrazia, di obiettivi impossibili da perseguire, che d’altronde sono anche riferite ad alcune spese di dubbia efficacia. Purtroppo, come vi avevo predetto anni fa, i nodi del PNRR stanno venendo al pettine. Fondamentalmente ci sono almeno tre problemi tali da rallentare la valutazione preliminare da parte dei tecnici di Bruxelles: la riforma delle concessioni portuali, le rete di teleriscaldamento, i piani urbani integrati. All’improvviso ci si è resi conto della realtà di un Paese, l’Italia che dopo la doppia crisi del 2008 e 2011, è stato costretto ad un dimezzamento dell’incidenza degli investimenti pubblici sul PIL. Perché? Perché c’è stata la politica di austerity dello scorso decennio, depotenziando fortemente le capacità progettuali. Questo perché un gruppo di burocrati a Bruxelles ha redatto un rigido cronoprogramma con delle scadenze semestrali che mi ricorda tanto i piani quinquennali dell’economia pianificata di tipo sovietico, tema sulla quale mi laureai con una tesi sperimentale ormai trent’anni fa.

Si possono dimezzare i tempi di scrittura di un decreto, ma non si possono cambiare i tempi di un cantiere. Insomma, una situazione molto confusa se consideriamo che il PNRR è stato messo in piedi in fretta e furia da un brutto governo, quello del governo Draghi. Questo perché un governo ancora peggiore, il governo Conte due gli aveva lasciato poco più di uno scarno e incompleto compitino che aveva fatto saltare sulla sedia i tecnici di Bruxelles. Insomma, questa è la cronaca di una morte annunciata. Io ve lo dico, il PNRR per il nostro Paese sarà un grosso problema, anche perché le amministrazioni pubbliche hanno una popolazione di lavoratori dipendenti di età media avanzata, non pronti e non sufficienti ad affrontare una sfida come quella del PNRR. Questo bisognava capirlo sin da subito, io ve l’ho detto dal primo momento, quindi non faranno altro che prendere progetti sotto il tappeto, dare una bella spolverata e cercare di farli passare.

Malvezzi Quotidiani – L’economia Umanistica spiegata bene