Oggi vorrei parlarvi del Brasile di Lula, su come si sta posizionando e su come sta agendo.
Vorrei portare la vostra attenzione su questo: riguardo Lula abbiamo detto da subito che era, per così dire, un politico sotto giudizio.
Non avremmo voluto giudicarlo in maniera pregiudiziale, ma l’avremmo voluto giudicare solo sulla base delle sue azioni.
Ebbene, le sue azioni per ora stanno procedendo in direzione decisamente antagonistica rispetto alla civiltà del dollaro.
Sta agendo davvero in maniera tale da creare, insieme con Mosca e con Pechino, un blocco antagonistico rispetto all’imperialismo di Washington e a tutte le tragedie che esso continua impunemente a fare, peraltro chiamandole con i nobili tanti nomi di “battaglie per i diritti umani” e “esportazione della democrazia”.
Apprendiamo infatti in questi giorni che Lula, presidente del Brasile, è stato invitato da Putin in Russia e questa è già di per sé un’ottima notizia che ci segnala come Lula sia posizionato decisamente più dalla parte di Putin che non da quella di Biden.
In precedenza lo stesso Lula, va sottolineato, aveva avviato con la Cina un progetto economico per aggirare la pressione e la potenza del dollaro americano, per arginare la violenza e il dispotismo di una civiltà, quella statunitense, che dice sempre di agire nel nome del bene e produce sempre malefatte di vario tipo.
Insomma, il Brasile di Lula, possiamo ormai affermarlo con una sobria certezza, si sta sempre più avvicinando alla Russia di Putin e alla Cina di Xi Jinping. Chissà dunque se il Brasile riuscirà con il dragone cinese, con l’orso russo, a creare una forza antagonistica.
Proprio così potrebbe realmente contribuire il Brasile a creare un blocco antagonistico antimperialista in grado di garantire, come auspichiamo, un mondo multipolare. Un mondo cioè sottratto al monopolismo a stelle e strisce di Washington e al suo imperialismo senza precedenti. Un bel salto di qualità, davvero, rispetto al precedente governo brasiliano di Bolsonaro, il quale come ricorderete era di saldissima fede neoliberale ed era altresì partito come atlantista convinto, celebrando a pié sospinto sia Washington sia Israele.
Anche se, a dire il vero, nell’ultima fase Bolsonaro aveva decisamente compiuto una “strambata”, come usa dire in termini velisti, dacché aveva spostato lo sguardo verso la Russia e sempre più aveva preso le distanze da Washington.
In ogni caso, sia quel che sia, è davvero da sperare che sempre più prenda forma un mondo multipolare, un mondo cioè sottratto all’imperialismo di Washington e in grado, questo è il punto che mi preme evidenziare, di riproporre, pur nel mutato contesto, uno scenario analogo o almeno in qualche modo rapportabile a quello del mondo antecedente al 1989, al mondo cioè in cui la presenza di blocchi antagonistici garantiva un equilibrio delle forze, garantiva, come usava dire, il congelamento delle guerre destinate invece a divampare quando una potenza si impone sulle altre.
A questo riguardo mi piace sempre citare come exemplum le parole di Kant che nel “Per la pace perpetua” del 1795 scriveva testualmente che è da preferirsi un mondo con più stati in antagonismo tra loro rispetto a un mondo sottoposto a un’unica potenza, a una monarchia universale, la chiamava Kant, che sottoponga al proprio dominio violento il mondo intero, portando in ultima istanza il presunto ordine a tradursi nell’anarchia incontenibile.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano