“Quando ho corso per la presidenza quattro anni fa ho affermato che la nostra era una battaglia per lo spirito dell’America. Lo è ancora. La domanda che ci troviamo ad affrontare è se nei prossimi anni avremo più libertà o meno libertà.
Più diritti o meno diritti. Non è il momento di essere compiacenti. Per questo mi candido alla rielezione“. A ufficializzarlo in un video suisocial è chiaramente il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.
“Finiamo il lavoro“, si legge nei tweet del POTUS affiancato nelle foto da Kamala Harris, Vicepresidente USA. Decide quindi Biden di ricandidarsi all’età di ottant’anni: è il presidente più vecchio della storia statunitense.
Il secondo? Il posto è del prossimo candidato repubblicano ed ex presidente Donald Trump. Alla notizia della candidatura, il partito repubblicano ha subito lanciato una frecciatina.
“Sconnesso dalla realtà“. “Stanno contando i giorni che ci separano dal momento in cui Biden verrà mandato a casa” – ha detto invece la presidente del Republican National Committee, Ronna McDaniel. Insomma quello che si prospetta a Washington è un altro scontro Biden Vs Trump. Una scelta, quella del Presidente USA, che il giornalista Thomas Fazi riassume così: “Un sistema sempre più in crisi quello americano.
Un sistema ormai incancrenito, un sistema che sta crollando: sembra quasi di assistere un po’ agli ultimi anni dell’Unione Sovietica.
Un Paese che non è in grado e che è ormai in mano ad un’oligarchia imperiale fuori controllo. Un Paese incapace di dare spazio a candidati più giovani che ci sarebbero anche” – un esempio è Gavin Newsom, 55 anni e governatore della California.
“Ma questa oligarchia è talmente ormai concentrata nel mantenere il proprio controllo sul Paese, che non hanno altra alternativa che ricandidare un vecchio dinosauro come Biden“.
Il problema, secondo Fazi, è che “ormai è abbastanza evidente che soprattutto in America, ma potremmo dire lo stesso anche da noi, non sono neanche più i politici che sono in controllo. E’ ovvio che negli Stati Uniti la politica viene decisa altrove.
Ci sono apparati di potere come l’apparato militare che ormai determinano le politiche negli Stati Uniti, e quindi a cascata anche qui“. A questo punto viene da chiedersi se le elezioni possano avere qualche conseguenza sull’occidente.
E secondo il giornalista, queste conseguenze sono in realtà già pervenute. “Questi apparati ci costringono a fare delle scelte completamente suicide, come appunto quella di rinunciare all’energia russa, o rinunciare al mercato russo per le nostre esportazioni.
Chiaramente è un complesso che ha di fatto assunto il controllo di gran parte dei paesi occidentali e ci costringe a fare scelte che sono totalmente contrarie a quelle che sono i nostri interessi“.
E a proposito di interessi, era esattamente quello che poc’anzi ricordava il Presidente francese Macron. In visita a Xi Jinping, aveva infatti parlato di come l’occidente debba evitare di “essere vassallo USA”.