Iniziamo da una premessa, doverosa: saremo davvero liberi quando giudicheremo una proposta di legge, o semplicemente l’idea da cui questa scaturisce, in base ai suoi soli contenuti, non anche a seconda del politico o dello schieramento che l’ha formulata. In questo caso parlo da insegnante della scuola secondaria di primo grado, ossia della scuola media. Io sarei favorevole alla reintroduzione di una “divisa” scolastica, alle elementari ma anche alle medie, se possibile.
Il termine va inteso in senso generico, così come non si deve necessariamente pensare al grembiule che un po’ tutti noi nati tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli ottanta abbiamo indossato. Parliamo magari di un “dress code” con uno stile e dei colori prestabiliti. Esempio: maglioncino blu e camicetta d’inverno, camicetta d’estate, senza marchi appariscenti o scritte di sorta. In questo modo, non si sentirebbero discriminati o frustrati quei ragazzi le cui famiglie non possono permettersi l’acquisto di felpe, pantaloni o altri capi griffati e sempre alla moda.
Tanto per essere chiari ed evitare ipocrisie politicamente corrette, trascorro più ore in mezzo ai quattordicenni, ogni mattina: so quanto possa essere condizionante sentirsi “sfigato” perché i tuoi non possono comprarti questo o quel capo d’abbigliamento; quanta frustrazione si possa accusare nel momento in cui arriva qualcuno, e quel qualcuno arriva sempre, che te lo fa pesare. Lo leggo in tanti sguardi, quasi tutti i giorni. Sono condizionamenti che segnano una coscienza e un carattere in formazione, anche se parliamo di qualcosa di (apparentemente) banale come l’abbigliamento.
Altro beneficio, a mio modo di vedere: si eviterebbero, soprattutto nei mesi più caldi, abbigliamenti francamente impropri e sconvenienti per ragazze e ragazzi. Fatevi un giro all’orario di uscita di un istituto a caso, da questo momento dell’anno scolastico in poi, mi saprete dire.
Qualche lettore potrebbe pensare che questo punto di vista sia ispirato da una logica conservatrice o “bacchettona”, addirittura: accusa rispedita al mittente, a mo’ di boomerang. Vedersi un po’ più simili, in classe, se non proprio identici nel look, aiuterebbe a farci pensare che, almeno negli anni della nostra formazione e delle possibilità che essa ci darà nella vita, possiamo essere considerati uguali agli altri.
Paolo Marcacci