Torna, di nuovo, l’ipotesi di una “svolta totalitaria” a destra
Se da una parte non c’è pace per Carlo Rovelli, dall’altra la rivoluzione in casa Rai, tra conduttori come Fazio e amministratori delegati, ha scatenato non poco scalpore.
Prima il caso sorto intorno al noto fisico, che ha creato non poche polemiche: Rovelli aveva già fatto parlare di sé in occasione del Concertone del primo maggio, per la festa dei lavoratori. “Invece di cercare soluzioni i Paesi si sfidano, invadono, soffiano sul fuoco della guerra“.
Una critica alla guerra che al Ministro della Difesa Crosetto non è andata giù: “Rovelli non sa di che parla. Lui faccia il fisico“.
La questione però non si è smorzata lì.
Qualche giorno fa infatti Rovelli spiegava su un post Facebook che “l’Italia mi ha chiesto di rappresentarla alla cerimonia di apertura, ma siccome ho osato criticare il ministro della Difesa il mio intervento è stato cancellato“.
Il tutto veniva contornato dall’allegata lettera del commissario dell’evento in questione, cioè la Fiera del Libro tedesca.
In men che non si dica sono piovute critiche pesanti al Governo Meloni, accusato di aver censurato il fisico.
Le accuse si sono però allargate anche nei confronti del Presidente dell’Associazione italiana editori, ovvero dello stesso commissario mittente della lettera inviata a Rovelli, Ricardo Franco Levi.
Come riporta l’AGI, ora Levi avrebbe fatto un passo indietro, riammettendo così la presenza del fisico alla kermesse.
Per quanto concerne la lettera stessa, non sono mancate alcune delucidazioni di Levi, che ha dichiarato di averla scritta “senza aver ricevuto alcuna pressione o sollecitazione“, rispondendo così a chi accusava il Governo di censura.
Difesa che proviene anche dallo stesso Crosetto che su Twitter dice come non conosca neanche di persona il Presidente AIE.
In conclusione Levi ha anche precisato: “Sono stato frainteso, non mi dimetto“, in riferimento alla richiesta dimissioni presentata in un post social dalla scrittrice Michela Murgia.
Caso Fazio
In concomitanza i diversi cambiamenti nel mondo RAI.
Hanno chiuso i battenti sia Fabio Fazio che Luciana Litizzetto, i quali conducevano assieme il noto talk show “Che tempo che fa“.
Ma anche Carlo Fuortes, ormai ex amministratore delegato, è stato sostituito da Roberto Sergio, e la polemica si è scagliata, anche qui, contro il Governo Meloni accusato di voler cambiare ed influenzare in qualche modo l’informazione pubblica.
“Si stracciano le vesti per Rovelli – commenta Francesco Borgonovo – ma nessuno si ricorda che la questione è stata tutta consumata all’interno del loro ambiente. C’è un avvicendamento di potere, ora vedremo se sarà gestito male come probabile che sia.
E in quel caso non avranno fatto né più né meno di ciò che l’altra parte politica ha da sempre fatto“.
“Stiamo assistendo – spiega il sindacalista Savino Balzano – a un fenomeno che in realtà è piuttosto ricorrente.
Nel momento in cui cambiano le cosiddette ‘cordate di potere’ automaticamente tutta una serie di caselle vengono riempite in maniera coerente con quella cordata di potere. Non c’è fondamentalmente nulla di nuovo da questo punto di vista.
Il problema grosso che riguarda il nostro servizio pubblico è il fatto che sia dominato da un autoritarismo e da una dittatura, che non è l’autoritarismo e la dittatura fascista del governo in carica, ma è l’autoritarismo e la dittatura del politicamente corretto“.
Senza contare che le principali tre reti, nate sotto la stella di tre partiti diversi della prima repubblica “sono ora fondamentalmente tre fotocopie che sorreggono fondamentalmente la stessa narrazione, cioè quella che il politicamente corretto impone come accettabile. Io di questo mi preoccuperei“, conclude Balzano, “se fossi una forza di Governo o di opposizione seria“.