Il punto non è il merito ma il metodo. E’ questo un altro punto contestabile dei fanatici del clima: non volere il dialogo. Pretendere legittimazione totale. Chiedere a tutti di essere proni ma allo stesso tempo non dire nulla sui veri ecomostri del pianeta (come la Cina) che producono quantità di CO2 a cui l’Europa neppure si avvicina.
Pure da molti media il cambiamento climatico viene trattato con una semplicistica dicotomia tra chi segue la scienza e chi invece è un “negazionista”. Accade però che siano illustri scienziati che già nella storia hanno criticato questa contrapposizione – di metodo – a partire da Rita Levi Montalcini, citata anche da Mario Giordano nell’ultima puntata di “Fuori dal Coro” a tema cambiamenti climatici e disastri che ne conseguono. A ulteriore riprova del fatto che la scienza non possa basarsi su dogmi o su una verità assoluta, lo stesso Giordano ha raccolto le parole di Franco Prodi, stimato climatologo, il quale si pone in netta contrapposizione alla narrativa che vorrebbe la popolazione colpevole degli sconvolgimenti climatici degli ultimi tempi.
“Colpevolizzare le persone in questo modo è un delitto, non si può“, queste le parole del climatologo che scagiona le persone dalla colpevolezza dei disastri ambientali, come invece leggiamo su molti giornali. A riprova del fatto che sul futuro del nostro pianeta e sulla nostra possibilità di intervento ci sia un dibattito scientifico aperto c’è anche la carriera di Henrik Svenmark, fisico che ha dedicato svariate pubblicazioni che confutano la teoria mainstream sul cambiamento climatico ed è considerato una delle massime autorità in fatto di climatologia.
Significative da questo punto di vista anche le pubblicazioni di John Clauser, Nobel nel 2022, che secondo Fabio Duranti: “Cercheranno di criticare come hanno fatto con Montaigner sui vaccini“.
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