Non sono solo l’Ucraina o la Russia ad alimentare il fuoco dello scontro in Europa.
Un’altra battaglia, molto più vicina di quanto si possa pensare, potrebbe star riaccendendo un conflitto storico in un’area altrettanto storica.
Nella giornata di ieri in Kosovo sono addirittura intervenute le forze Nato.
Trattasi di una situazione non poco rilevante, data anche l’importanza storica del conflitto tra la popolazione serba e le altre coinvolte.
Una situazione sulla quale lo stesso Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, vuole proiettare luce ma soprattutto attenzione: “Sta succedendo qualcosa che va tenuto molto sott’occhio“.
Nel nord del paese dichiaratosi indipendente dalla Serbia nel 2008, motivo per cui non scorre buon sangue tra le popolazioni coinvolte, si sono svolte elezioni nei maggiori comuni dell’area. “Ha votato la maggioranza albanese, mentre i serbi non l’hanno fatto per protesta“, come spiega Borgonovo, e sono stati eletti consiglieri albanesi. Il fatto non è andato giù ai serbi che ieri hanno acceso lo scontro.
A dispetto della retorica anti-etnica, i motivi del conflitto sembrano essere proprio quelli: “Ricordate quando dicevano che l’etnia non esiste? Ecco, invece esiste eccome“, sottolinea Borgonovo. Le forze Nato Kfor, presenti nel territorio dal ’99, sono intervenute: 14 i militari italiani feriti, riporta l’Ansa.
In uno scenario che si prospetta ad essere sempre più bellico e pericoloso, rischia seriamente di esplodere un’altra guerra.
E la reazione di Mosca parla chiaro: “Non solo le forze Nato hanno mostrato la loro mancanza di professionalità, ma sono anche diventate una fonte di violenza inutile, un fattore di escalation“, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo.
“Qui le passioni e gli odi sono forse addirittura più forti che in Ucraina” – precisa il vicedirettore de La Verità.
“Decenni di astio e di sofferenza che bruciano ancora sulla pelle dei serbi. Ricordano i bombardamenti della Nato con una sconsiderata operazione su cui l’Onu era anche contraria.
C’è una situazione che insomma è sempre lì lì per esplodere.
Anche lì, giusto per notare la disparità, si dice sempre: ‘ma la Crimea deve tornare all’Ucraina perché i referendum non valgono!’.
Invece ora il Kosovo deve così restare indipendente, perché in quel caso il referendum va bene.
Succede questo quando ci sono gli occidentali di mezzo, per cui la legge è: si fa quello che decidiamo noi e voi vi arrangiate.
E poi succede che nel lungo periodo i popoli schiacciati, un po’ maltrattati o che si sentono maltrattati, poi dopo danno in escandescenze e non ne escono delle belle cose“.
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