E Mó(u) che succede?

Più in fondo di così non si poteva arrivare e una Roma che dopo i 90’ non bastava più nemmeno a se stessa è riuscita a farlo, dopo un tempo dominato e uno sofferto, dopo la perdita progressiva della qualità (Dybala, Pellegrini, Matic in riserva…) e anche dei rigoristi, nel dettaglio. È una sconfitta, in parte indirizzata da una serie di criticità a livello arbitrale, forse più per le mancate espulsioni di Rakitic e Lamela che per l’eventuale rigore sul tocco di mano di Fernando. 

I vincenti, non vi sembri un paradosso, è così che le chiamano: sconfitte, non parte della vita o prove d’orgoglio. Non avrebbe potuto essere più efficace Mourinho, nella sua sintesi rabbiosa e dolente, affilata come una lama: “O usciamo con la Coppa o usciamo morti. Siamo morti…“. Dopodiché, persino al termine di una finale europea ciò che il portoghese ha da dire, nel modo in cui decide di dirlo, catalizza l’attenzione quasi più della partita che ha appena decretato il suo verdetto.

Sibillino nel parlare del futuro, ferie a parte, rimarca l’appartenenza a una squadra che sente sua ma, in sostanza e stavolta pubblicamente, che più pubblicamente non si potrebbe, chiama in causa i Friedkin, lamentandosi del loro mancato appoggio a vari livelli, cominciando da quello comunicativo. Stare al comando gli viene naturale, essere un uomo solo molto meno. 

Non ha detto che resta, non ha detto che parte: ha fatto intendere che per farlo restare bisogna meritarselo, come hanno saputo fare i tifosi e come lui ha fatto con loro. A chi non dovesse, legittimamente, essere d’accordo con quest’ultimo concetto, vanno ricordate un paio di cose, a giudizio di chi scrive: in due anni Lorenzo Pellegrini a ventisette anni non ancora compiuti ha disputato due finali europee vincendone una, cosa che Losi, Santarini, Di Bartolomei, Giannini, Totti e De Rossi non hanno mai potuto raccontare. Questo è un parametro che dà la proporzione tra il suo operato e la storia del club. 

Ha tralasciato il campionato? Vero, ma nel fare questa considerazione non possiamo non fare la tara su tutti gli infortuni degli ultimi due mesi. Smalling, Dybala, El Shaarawy, Llorente…continuiamo? 

Una cosa, oltre che una chiosa, è certa: i romanisti vogliono Mourinho felice, perché automaticamente lo sarebbero anche loro.