E parliamo oggi delle tesi dei talebani dell’ambiente per i quali c’è soltanto la loro opinione sul clima. Uno studio pubblicato nel 2021 su Scientific Reports della rivista Nature ha classificato le affermazioni contrarie alla narrativa sul cambiamento climatico in cinque grandi categorie. Uno: “Il riscaldamento globale non esiste“. Due: “Le emissioni umane non causano il riscaldamento globale“. Tre: “Gli impatti sul clima non sono un problema“. Quattro: “Le soluzioni proposte non funzioneranno“. Cinque: “La scienza e la climatologia non sono affidabili“. E già qui potrei fermarmi, perché voi siete bombardati tutti i giorni da opinioni che dicono esattamente l’opposto di quello che ho appena letto. Gli autori della ricerca, i docenti di scienze politiche e di comunicazione, mettono tutti gli argomenti contrari in un solo sacco e lo chiamano disinformazione, attribuendosi così automaticamente il titolo di depositari della verità, anche per temi che con la scienza non hanno nulla a che fare. La classificazione elaborata dai computer utilizza il mantello della scienza per dichiarare disinformazione anche per temi che sono un argomento politico per eccellenza. La polemica sul terreno scientifico andrebbe condotta da chi pratica la scienza, non da propagandisti che invece abbondano. Il da fare è e deve restare politico, aperto a tutte le opinioni e le decisioni vanno prese democraticamente.
La tassonomia elaborata dagli algoritmi che hanno rimescolato nel web alla caccia dei temibili pensieri contrari. Manca un elemento fondamentale in questo mondo di software, l’umanità. In questa guerra santa dichiarata, non al cambiamento climatico, ma all’essere umano. Gli imprenditori mi dicono che sono molto preoccupati dalle follie dei politici. Faranno chiudere delle aziende italiane che operano in vari settori per una questione di scelte ambientali che sono precostituite e non tengono conto del fatto che l’Italia è un francobollo e nel mondo non possiamo essere noi a salvare il clima.
Malvezzi Quotidiani