A poche ore dal fischio d’inizio dello stadio “Ataturk” un primo risultato lo abbiamo già: sono terminati i giorni del dibattito, delle speculazioni filosofiche di chi la partita l’ha già immaginata, quasi giocata diremmo. Soprattutto, sta per terminare il tempo della “dittatura dell’ipotesi”, ossia dell’unico copione possibile, a giudizio di molti, perché l’Inter possa avere qualche possibilità di resistere contro i marziani del Manchester City: impedire a De Bruyne e compagni di giocare; spezzare le linee della loro manovra, comprometterne la fluidità. Ossia, tradotto in termini elementari: meno si giocherà a calcio, più possibilità potranno avere i nerazzurri di protrarre l’equilibrio del match.
Perché se, al contrario, la partita dovesse mettersi sul piano di un confronto a viso aperto, il City travolgerebbe l’Inter, sarebbe solo questione di tempo. Sappiamo bene che la possibilità esiste e che, con la capacità che hanno i Citizens di produrre l’episodio decisivo, eventualmente poi finalizzato da uno come Haaland, la possibilità in percentuale è anche piuttosto elevata.
Però siccome prima che cominci la partita ogni ipotesi è da considerarsi lecita, noi potremmo provare a porci un’altra domanda: se anche l’Inter provasse a giocare a pallone? Magari sfruttando le fasi di transizione, tentando di “colonizzare” quel margine di campo che gli uomini di Guardiola si lasciano alle spalle, verticalizzando con la maggiore essenzialità possibile. Una mediana con Barella, Brozovic, Calhanoglu, in grado di aprire il gioco sui lati con gente come Dumfries e Dimarco suo lati, con uno come Dzeko – verosimilmente, davanti comincerà lui – a curare la regia offensiva, perché dovrebbe occuparsi solamente di distruggere? Siccome sappiamo bene di quanti aspetti e quante soluzioni offensive debba preoccuparsi chi affronta il City, nel dibattito non c’è stato un tempo di contemplare le possibilità dei nerazzurri con l’eventualità di un protrarsi degli equilibri. E con dei subentri in corso d’opera che potrebbero rispondere ai nomi di Lukaku, ora straripante, o di Mkitharian, compatibilmente con la limitata autonomia dell’armeno.
L’errore commesso da molti commentatori e persino da alcuni analisti, è stato nei giorni appena trascorsi quello di immaginare un solo copione, quindi un solo modo da parte dell’Inter di interpretare la gara; di certo non lo ha commesso Guardiola, mentre Inzaghi non può che essere contento del fatto che la lettura preventiva tolga un bel po’ di pressione ai suoi.
Nessuno, o quasi, s’è poi posto il quesito su cosa accadrebbe se l’Inter dovesse passare in vantaggio.