L’amicizia tra Putin e Berlusconi fu una delle più rinomate a livello internazionale.
E proprio a livello di relazioni internazionali, i due leader ebbero un ruolo fondamentale per l’ultima emergenza dell’epoca: il pericolo terrorismo. Era il 28 maggio 2002: con la Dichiarazione di Roma, la Russia diventava ufficialmente “collaboratore per la pace” della Nato. Un “trattato” quello di Pratica di Mare definito spesso “un miracolo”, vista la partecipazione allo stesso tavolo di USA, con Bush, e Russia. L’obiettivo era quello di combattere il “nuovo folle terrorismo”, ebbe a definirlo Berlusconi, dopo i fatti tragici dell’11 settembre 2001.
Così la Russia entrava nel periodo di massimo contatto con l’Occidente, cosa che ad ora sembra sempre più impossibile.
E lì c’era proprio Berlusconi, presente come mediatore tra i due Paesi della guerra fredda.
E si ricorda infatti in quella foto storica dove la stretta di mano tra Bush e Putin è assistita dal Cavaliere, in mezzo ai due.
L’incontro che “pose fine a più di cinquant’anni di guerra fredda“, rivendicava Berlusconi su Facebook qualche tempo fa.
“Berlusconi in quel momento ha una grande intuizione – spiega Carolina De Stefano, professoressa di Storia russa alla Luiss – che è quello di cavalcare una fase rara che c’è stata solo in quegli anni della lotta comune al terrorismo. La Russia accettava, insieme agli Stati Uniti, di partecipare insieme in quella lotta e di presentarsi come uno dei difensori della lotta contro l’islamismo radicale.
Pratica di Mare fu una delle tappe di rafforzamento della cooperazione economica con la Russia“.