A pochi giorni dai funerali di Silvio Berlusconi non si placano i giudizi molto polarizzati sulla figura dell’ex Presidente del Consiglio. Secondo Fabio Duranti è fondamentale portare rispetto alla figura di un uomo appena scomparso, ma è tempo anche di fare alcune riflessioni sulla sua carriera politica, seppur in maniera molto differente da come trattano il tema certi giornali: “È il momento del rispetto, però poi ci faremo delle domande per capire se lui, da imprenditore, abbia veramente migliorato l’Italia. Ma vogliamo evitare di fare quello che vediamo su tutti i giornali avendo rispetto per l’uomo. Mentre ora da una parte ci sono le persone che hanno avuto un’utilità dalla nella sua vita e nelle sue imprese, ma c’è addirittura chi festeggia senza neanche rispettare il momento e quindi riducendo il nostro mondo, in un mondo di odiatori e odiati“.
Sulla stesa linea d’onda di Fabio Duranti si trova il filosofo Diego Fusaro che prova a disegnare in alcune frasi la figura politica di Berlusconi in rapporto anche a chi lo ha preceduto e a chi ora raccoglie la sua eredità politica: “Manca un giudizio equilibrato sulla figura di Berlusconi. Capisco che a caldo il dibattito sia polarizzato, secondo la dicotomia degli odiatori da una parte e dall’altra i cultori agiografici della figura di Silvio Berlusconi. Berlusconi è stato peggiore di quelli venuti prima e migliore di quelli venuti dopo, perché ovviamente non ha il profilo e la statura dell’uomo della Prima Repubblica di destra, di centro o di sinistra che fosse. E tuttavia, se comparato agli odierni nani della politica, i camerieri dell’ordine finanziario neoliberale, appare ovviamente un gigante, perché aveva una sua autonomia sul piano politico. Con Berlusconi assistiamo all’ingresso degli imprenditori nella politica, questa è la novità interessante. E anche poi con Trump gli imprenditori scendono in politica astrattamente per curare l’interesse della nazione, molto più concretamente per curare anche il loro interesse personale. L’interesse personale di Berlusconi in parte ha coinciso in alcuni momenti con l’interesse della nazione“.
Un passaggio fondamentale della vicenda politica del Cavaliere secondo Fusaro è rappresentato dalla caduta del suo governo nel 2011: “Berlusconi nel 2011 è stato deposto con un colpo di stato finanziario. E lì fu l’unico momento in cui fummo Berlusconiani non tanto per simpatia verso Berlusconi quanto per interesse patriottico. In quel caso Berlusconi fu deposto da un vero e proprio colpo di stato finanziario dell’Unione Europea. E tuttavia curiosamente poi abbandonò le sue posizioni critiche verso l’unione Europea e quasi vittima di una ‘Sindrome di Stoccolma’, prese ad amare l’Unione Europea fino alla fine. Questo è un aspetto interessante e forse uno dei punti deboli, a mio giudizio, dell’intero suo percorso politico“. Fabio Duranti riconduce il tema a una gestione imprenditoriale personale del Presidente Berlusconi: “Ma non pensi che questa cosa derivi anche dal fatto che è un imprenditore, ha compreso che mettersi contro certi poteri economici probabilmente avrebbero danneggiato le sue aziende e quindi tutti i suoi lavoratori?”
Fusaro sul tema non ha dubbi: “Berlusconi era anzitutto un imprenditore che ha usato la politica per tutelare il proprio interesse. In parte aveva più indipendenza rispetto agli altri politici, proprio per via della sua privilegiata condizione economica che gli ha permesso margini di libertà che ovviamente la Meloni, la Schlein non avrebbero e non hanno. Quindi così si spiegano alcune sue prese di posizioni radicali, anche onestamente, spregiudicate di critica radicale, di apertura addirittura alla Russia di Putin nei tempi più recenti o di critica spietata dell’Unione Europea in tempi non lontanissimi. Ma alla fine veniva richiamato alle superiori ragioni dell’Unione Europea e dei mercati. E così si spiega l’ultima fase che trovo particolarmente involutiva della sua carriera politica a quella che chiamo la fase della ‘Sindrome di Stoccolma“.