A ormai una settimana dalla morte di Silvio Berlusconi continua imperterrito, incontenibile, a infuriare il dibattito infuocato intorno alla sua figura, la sua eredità, ai suoi limiti e alle sue grandezze. Ed è del tutto normale direi che il dibattito continui con tanta passione, data l’importanza che la figura di Silvio Berlusconi ha svolto nella storia più recente dell’Italia, nella storia di quella che è stata definita la Seconda Repubblica, per distinguerla dalla prima, terminata con la svolta di Mani Pulite e con l’introduzione di quella che Silvio Berlusconi stesso appellò “la rivoluzione liberale“, con annesso smantellamento dello Stato sociale e passaggio dell’Italia al paradigma neoliberale ormai trionfante in tutta Europa dopo l’anno fatidico del 1989.
Ebbene, una categoria non trascurabile e niente affatto minoritaria è composta da quelli che vorrei oggi definire i tarantolati dell’anti berlusconismo. Si tratta di coloro che, animati da odio cieco, continuano anche ora che Silvio Berlusconi è morto a scaricare il loro rancore verso la figura del Cavaliere di Arcore. Si tratta di persone che non argomentano poi molto, sono soprattutto accecate dall’odio. E allora confondono senza posa la questione morale con quella politica, la questione mediatica con quella legale. E in fondo non fanno altro che esibire un incontenibile odio quasi personale verso la figura di Silvio Berlusconi. Premetto che il sottoscritto non è mai stato berlusconiano in vita sua, salvo nel 2011, quando Berlusconi fu fatto cadere con un colpo di stato finanziario voluto dall’Unione Europea. Lì fui per una volta soltanto berlusconiano nella mia vita. Non tanto perché amassi Silvio Berlusconi. Non l’ho mai amato, ma semplicemente perché amavo la patria e in quel momento l’attacco a Silvio Berlusconi era in realtà un più esteso attacco alla patria italiana.
Ebbene, premesso che non sono mai stato berlusconiano in vita mia, ritengo che la categoria dei tarantolati dell’antiberlusconismo sia quanto di più pittoresco possa esservi. E ciò soprattutto se si considera che larga parte di suddetti tarantolati dell’anti berlusconismo non hanno poi nulla in concreto da eccepire rispetto ai governi tecnici e filo bancari di un Mario Monti prima e di un Mario Draghi dopo. Insomma, gli antiberlusconiani furenti criticano aspramente e incondizionatamente Berlusconi e il berlusconismo, talvolta anche con ragioni che sono sottoscrivibili, anche se con toni livorosi, indegni della ragione pensante e poi non hanno nulla da dire contro Mario Draghi e Mario Monti, le cui politiche economiche sono state, a giudizio di chi vi sta parlando, assai più dannose per l’Italia di quanto non siano state perfino quelle di Silvio Berlusconi.
In effetti, le politiche di Mario Draghi, di Mario Monti, dell’Unione Europea e dei mercati finanziari sono ciò che dopo il 2011 ha sempre più distrutto la nostra Italia. Per inciso, i tarantolati dell’antiberlusconismo assai raramente criticano lo stesso neoliberismo sfrenato di Berlusconi, dato che preferiscono appuntare la loro attenzione su questioni di per sé secondarie come la questione morale o la questione legale. E ciò forse perché in fondo di per sé non hanno nulla da eccepire rispetto al neoliberismo, tant’è che poi, in ultima istanza, non hanno nulla da eccepire contro Mario Draghi e contro Mario Monti, come dicevo poc’anzi.
Insomma, i tarantolati dell’antiberlusconismo sono una figura dello spirito particolarmente sgradevole, eppure oggi particolarmente in vista.
Radioattività con Diego Fusaro.