A distanza di quarant’anni dalla strage aerea di Ustica che portò alla morte di 81 persone, l’ex senatore Carlo Giovanardi interrogato da Francesco Borgonovo ribadisce la sua posizione favorevole nei confronti dell’ipotesi di attentato legato alla caduta del DC9 nelle acque del Mar Tirreno.
Giovanardi motiva così la sua posizione nei confronti della tragedia: “Essendo parte della commissione di inchiesta per il caso Moro ho avuto la possibilità di consultare i documenti e le perizie riguardanti la strage di Ustica che per quarant’anni, fino a sei mesi fa, sono stati coperti da segreto di Stato e di conseguenza non accessibili.
Come si evince dalle carte, undici tra i più grandi periti al mondo del settore dichiararono che l’incidente fu causato dall’esplosione di una toilette di bordo.
Verrebbe spontaneo, dunque, chiedersi chi installò la toilette.“
“Minacciato al tempo del Conte I”
“Tre anni fa” continua Giovanardi “sono stato convocato dal capo di gabinetto e dal capo dei servizi del governo Conte che mi hanno minacciato di procedere penalmente se avessi reso pubblici, in accordo con l’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, documenti sensibili in cui vengono documentate pressioni e minacce concrete da Beirut e dagli organi di comando Palestinese che riguardavano attentati imminenti nei giorni precedenti alla strage“.
“C’entrano gli accordi con la Palestina”
L’ipotesi di attentato si va ad inserire all’interno di un contesto ben più complesso ed intriso di accordi e trattative che riguardavano il patto “lodo Moro”: l’accordo segreto che lo stato italiano stipulò con i movimenti per la liberazione della Palestina ai fini di scongiurare la possibilità di attentati palestinesi su suolo italiano in cambio di un atteggiamento concessivo da parte del governo in merito agli spostamenti di armi e mezzi militari sul territorio nazionale.
Le condizioni del patto, a detta di Giovanardi, non vennero rispettate dal governo italiano e questo generò forti tensioni con gli organi di comando libico-palestinesi.