Elly Schlein, segretario del Partito Democratico e dunque figura chiave della sinistra fucsia neoliberale dell’arcobaleno è tornata a prendere posizione sulla questione della guerra. E lo ha fatto ancora una volta presentando una posizione differente rispetto a quella precedentemente sostenuta. Ricorderete bene che lì Schlein si era opposta all’idea dell’impiego dei fondi del PNRR per le armi. Ebbene, adesso sembra aver mutato repentinamente prospettiva e ha detto, così leggiamo sul Sole 24 Ore, osservatore romano della globalizzazione neoliberale, che bisogna supportare Kiev anche con aiuti militari. Insomma, ci troviamo al cospetto non solo di una contraddizione vivente, quella delle sinistre neoliberali, che sostengono oggi ciò che negavano ieri, ma ci troviamo altresì al cospetto di un paradosso sul quale voglio richiamare la vostra attenzione. La contraddizione della sinistra fucsia neoliberale sta nel fatto che ormai apertamente sostiene le ragioni della guerra, e ciò rappresenta una contraddizione, a ben vedere, se si considera che nel Novecento la sinistra rossa ha trovato nell’opposizione alla guerra imperialistica e nazionalistica una delle proprie ragioni fondamentali. Possiamo anzi dire ragionevolmente che la sinistra rossa vetero comunista ha costruito e scolpito la propria identità politica sui due pilastri fondamentali della lotta per il lavoro contro il capitale e della lotta contro le guerre imperialistiche e a sostegno della liberazione nazionale dei popoli oppressi.
Ebbene, non è difficile mostrare come le sinistre sbiadite dal rosso al fucsia e passate dalla nobile immagine della falce e il martello, simboli del lavoro, alla risibile immagine dell’arcobaleno, icona dei capricci di consumo per ceti abbienti. La neo sinistra contemporanea abbia tradito sia la difesa del lavoro contro il capitale, sia la difesa della liberazione dei popoli oppressi contro le guerre imperialistiche. Sul tema del lavoro e del capitale non mi soffermo in questa sede. Pongo invece l’attenzione sulla questione della lotta contro l’imperialismo. Ormai abbiamo a che vedere diceva il filosofo Domenico Losurdo con una sinistra neoliberale di tipo imperiale, la quale sostiene a piè sospinto le ragioni stesse dell’imperialismo statunitense. E ciò ha soprattutto a partire dal 1999, quando per la prima volta le sinistre occidentali si schierarono apertamente a favore della guerra imperialistica della NATO contro la Serbia, che venne ovviamente presentata come una guerra umanitaria, come un interventismo etico, come una serie di operazioni con missili democratici e bombe intelligenti. Da quel momento il piano inclinato fu preso fino al nostro presente, in cui le sinistre fucsia neoliberali sostengono apertamente le ragioni dell’imperialismo americano in Ucraina contro la Russia.
Ciò è anche curioso se si considera che nel Novecento soprattutto l’Italia, con il suo partito comunista, che era il più forte d’Occidente, sosteneva apertamente la Russia e anzi si diceva scherzosamente che per il PCI la vera capitale d’Italia fosse Mosca. Ebbene, oggi per il partito delle sinistre fucsia e neo liberali la vera capitale d’Italia è Washington e Mosca è diventata nemica. Curiosa contraddizione della storia. Per non parlare poi del fatto che le sinistre fucsia alla Elly Schlein continuano ad agitare lo spauracchio del fascismo in Italia, ove di fascismo per fortuna non ce n’è più da 70 anni. E al tempo stesso poi in Ucraina, ove esiste realmente il nazismo, non hanno nulla da eccepire e anzi sostengono apertamente l’Ucraina, ove il nazismo è ben presente. Il paradosso sta nel fatto che Putin, l’anti nazista che lotta contro il nazismo ucraino, viene diffamato dalle sinistre come nazista e le sinistre nulla hanno da dire, evidentemente contro il battaglione Azov, contro Svoboda, contro Pravy Sector che invece rappresentano perfettamente il ritorno di certe tendenze neonaziste. Ma evidentemente esistono anche nazisti buoni dal punto di vista dell’ordine del discorso dominante. Se sono nazisti utili a Washington si intende.
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