Pare che Giorgio Soros stia già da tempo iniziando seriamente a pensare al dopo, come usa dire, cioè a quel che sarà dopo di lui, del suo clamoroso impero finanziario e anche ideologico. Del resto l’età avanza inesorabilmente per tutti, anche per i global leaders turbo capitalisti come Giorgio Soros, che quindi ragionevolmente inizi appunto a pensare all’eredità da passare in consegna al figlio. E proprio di questo si parla attivamente sui giornali in queste settimane, dell’eredità di Soros, che passerà per sua volontà al figlio. E non si tratta soltanto di un’eredità economica, come pure naturalmente anche coincide quella di Soros con l’impero finanziario della speculazione senza frontiere, certo, ma vi è anche, per così dire, un’eredità ideologica da non trascurare. Quest’ultima risulta connessa a doppio filo con il progetto ben noto della Open Society della colonizzazione neoliberale del mondo intero, secondo le logiche illogiche del libero scambio innalzato a unica sorgente di senso per l’intero mondo della vita. Ebbene, come sappiamo, Giorgio Soros è stato ed è tuttora uno dei protagonisti indiscussi del capitalismo globalizzato negli ultimi trent’anni, almeno avendo egli svolto la parte di attivo propugnatore del progetto capitalistico su scala globale, progetto capitalistico che ha buon giuoco nel celebrarsi sempre come l’esportazione dei diritti e della civiltà, della democrazia e del benessere, e che, se letto in trasparenza, coincide più verosimilmente con un progetto di colonizzazione dell’intero mondo secondo le logiche del neo cannibalismo, quello per cui potenti come Soros possono decidere sovranamente in maniera deregolamentata il bello e il cattivo tempo per l’intera umanità.
Tecnicamente Giorgio Soros è e resta un nemico di classe, vale a dire un nemico di tutti coloro i quali, a livello globale, vivano faticosamente del proprio lavoro e non della speculazione finanziaria. Ebbene, il fatto che Giorgio Soros continui indefessamente a essere celebrato come filantropo rivela soltanto il grado di ideologia e di subalternità a cui sono condannati i più che continuano a scambiare per amici, nemici e per nemici gli amici. Giova, a questo riguardo, richiamare un episodio particolarmente significativo quando nella trasmissione di Piazzapulita su La7 di Corrado Formigli, il giornalista Gad Lerner ebbe ad esclamare convintamente Viva Soros! Non passa inosservato che Gad Lerner si autorappresenta e si autodefinisce come uomo di sinistra. E allora dobbiamo davvero domandarci, al di là di ogni retorica, che cosa sia andato storto nel progetto e nel percorso della sinistra, se essa, con Marx, Lenin e Gramsci, combatteva contro il Capitale e si trova ora, dopo una metamorfosi kafkiana, a celebrare apertamente Giorgio Soros, l’emblema del capitalismo, il nemico di classe per eccellenza, il nemico che tuttavia le sinistre oggi amano, quasi avessero preso ad amare il Grande Fratello e si fossero riconvertite metabolizzando lo sguardo di chi in alto ci odia e fa di tutto per annientarci.
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