Ammutinata la Wagner, è tempo di ritrattazione generale.
Il gruppo di ribelli russi che ha tentato di marciare verso Mosca è stato fermato.
“L’esercito e le forze di sicurezza russe hanno di fatto impedito lo scoppio di una guerra civile“, ha dichiarato Vladimir Putin, riporta Ansa. Ora però è tempo di raccogliere i pezzi: dov’è ora Prigozhin, il leader della rivolta fallita? A offrirgli aiuto, a quanto pare, è stato il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che ha affermato: “Ho detto a Putin: possiamo ucciderlo, non è un problema.
O al primo tentativo o al secondo. Ma gli ho chiesto di non farlo“.
Sarebbe stato quindi Lukashenko a placare la “vendetta” del presidente russo nei confronti della Wagner.
Ma se prima i più aspettavano col fiato sospeso con la speranza di un golpe e successiva fine di Putin, ora non tutti sono rimasti sulla stessa linea di pensiero, per ciò che riguarda la Wagner.
“Il trasferimento delle forze russe, sotto forma del gruppo Wagner, in Bielorussia e il capo del gruppo che si reca lì, sono tutti segnali molto negativi per noi“, ha dichiarato Duda, il presidente polacco.
La Repubblica ha titolato così la notizia: “La brigata Wagner ora ha uno stato“, riferendosi alla Bielorussia.
“Adesso incredibilmente tutti hanno cambiato versione“, commenta allora il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo.
“Sono arrivati a 200km da Mosca, ora lo sono da Kiev: un po’ diverso da raccontare la fine di Putin, no?
Tra l’altro poi Repubblica scrive: ‘Per Putin questo è l’inizio della fine’. Un po’ contraddittorio.
A quanto pare bisogna tenere la linea secondo cui la Russia sta per cadere, che ce lo dicono da un anno e mezzo.
Ma non mi sembra che la Russia sia crollata. E forse un’analisi leggermente meno ideologica e schierata sarebbe meglio“.
Intanto pare riconfermarsi una perplessità intorno alle sanzioni verso la Russia.
Sul Fatto Quotidiano spunta infatti un inchiesta proprio sui vari embarghi, blocchi adottati nei confronti della Federazione Russa.
Difatti continuerebbe ad arrivare in UE il petrolio russo, tramite l’India. “I colossi occidentali lo importano spesso trasbordandoli in mare una tecnica pericolosa per l’ambiente che aiuta le operazioni oscure che sono cresciute del più 225%“.
“Si fanno le sanzioni, tante belle parole e poi dopo il petrolio russo arriva lo stesso” – sottolinea Borgonovo.
“Direi che siamo abbastanza ridicoli da questo punto di vista“.