Sdoganate le logiche di potere dietro il caso Di Maio ▷ Borgonovo: “Così funziona il gioco di potere”

Dopo essere stato quello che diceva di fare l’impeachment per Mattarella, è diventato un uomo di fiducia del Quirinale.
Ha contribuito a dissestare un Governo e alla fine cosa ha fatto, pur facendo il suo movimento e non venendo votato da nessuno, nemmeno dai suoi parenti? Ha ottenuto un bel posto come inviato in Medio Oriente
“. Il quadro e la descrizione di Francesco Borgonovo potrebbe già aver fatto capire di chi stiamo parlando. Luigi Di Maio, ex capo del Movimento 5 Stelle, è attualmente il primo Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico. Ma quello che sembra non tornare è il come l’ex Ministro degli Esteri sia arrivato a un ruolo di tale rilevanza. “Una ricompensa per aver reso servizi a qualche giro di potere“, commenta Borgonovo.

Secondo Fabio Duranti è la rappresentazione più fedele di un fatto: in Italia si dimenticherebbe tutto troppo in fretta.
Questo accade in un Paese come questo che fa presto a dimenticare: non ci dimentichiamo che questo signore non ha neanche alcun tipo di rappresentanza politica“.
E dunque osservare come Di Maio sia finito ad occupare quella funzione sembra non scandalizzare più, perché “è così che funziona la politica“.

Per differenza e per forza di cose, la riflessione va a finire agli emarginati, in questo caso si pensi agli stessi altri candidati scansati in favore dell’ex pentastellato. “Quando io vedo certi furbi protetti dalle logiche di potere istituzionale – osserva Borgonovo – mi girano piuttosto le scatole“. Succede però anche e soprattutto in altri casi, come nel momento in cui “un medico condannato per aver fatto cose oscene – racconta Duranti – rimane comunque iscritto all’ordine. Mentre invece i medici che hanno scelto di non vaccinarsi vengono sospesi, radiati“. Difatti, come analizzava anche il filosofo francese Frederic Bastiat, non è di certo trascurabile la ripetizione storica dell’uso della legge come elemento discriminante. “Mi viene allora da pensare che che gli ordini servono non certo a tutelare i cittadini, ma probabilmente ad imporre alcune linee guida che poi vengono date sempre dagli stessi soggetti“.