La prima sensazione, mentre la folla dei partecipanti si ingrossa a vista d’occhio nel tardo pomeriggio divenuto afoso nel frattempo, è quasi straniante: Via Pietro Maffi all’ora del rientro, poco prima di cena, col flusso del traffico interrotto e deviato, quindi anche impazzito, oltre l’intasamento abituale, eppure nemmeno un colpo di clacson, neppure un’imprecazione. È il modo in cui anche gli automobilisti partecipano a modo loro alla fiaccolata dei manifestanti; è la maniera, inconsueta, che la routine quotidiana adotta per testimoniare il rispetto e il dolore per Michelle Causo, vittima di un omicidio che ha tutti i tratti del femminicidio. Ribadiamolo ogni volta che possiamo: non è questione di parole, ma di civiltà.
Hanno tutti un fiore di carta in mano, con una candela all’interno. Sull’asfalto divenuto isola pedonale, per una volta alla concentrazione di monossido di carbonio si sostituisce un parlare sommesso, che non arriva nemmeno ai decibel del chiacchiericcio, in un residuo d’incredulità che scandisce i saluti dei residenti accorsi per testimoniare di esserci. Di volerci essere, a ogni costo.
È una folla sempre più spessa, venata di adulti e anziani che hanno lo sguardo della desolazione di chi non ha risposte; con arterie di ragazzi ancora troppo sbigottiti per sapere cosa chiedere. Del resto “perché?” è la domanda da non porre. Da non porsi, visto che non potrà mai avere risposta. “Come?” ha già più senso e ciò che già sappiamo ci obbliga ad alzare la soglia della nostra indignazione. A svegliarla dal torpore, in parecchi casi.
A un certo punto, passate da poco le 19, il Sindaco Gualtieri è già arrivato, si aspetta il Governatore Rocca ma quasi nessuno, a parte le troupe televisive, fa caso alle autorità. Ecco un’altra anomalia rispetto alle consuetudini: in genere in queste occasioni alle istituzioni si riservano rancore e improperi; stavolta l’indifferenza rende in bianco e nero le bande tricolore.
Nelle variegate espressioni che la rabbia e il dolore scelgono per fornire parole agli stati d’animo, c’è un filo rosso che li attraversa: il quartiere non vuole essere considerato colpevole; non vuole sentire parlare di contesti periferici e degrado. C’è di mezzo l’ennesimo “maschio” al quale non hanno insegnato a trattare le donne come fa un uomo, un individuo rispettoso di altri individui.
Dal liceo “Gassman” la fiaccolata si muove, verso via Stefano Borgia. Quasi tutti hanno in mano un fiore. Ne manca uno: Michelle.
Paolo Marcacci