L’ultima surreale novità ha per protagonista Bill Gates. Sì, proprio lui, l’immarcescibile protagonista del turbocapitalismo egemonico, quello che i giornali più venduti di tutto il mondo si ostinano implacabilmente a qualificare e a encomiare come il filantropo per eccellenza, quasi si trattasse di un benefattore dell’umanità e non come invece un capitalista avente come unico fine il proprio business personale. Ebbene sì, Bill Gates si è detto in grado in questi giorni di oscurare il sole per poter così frenare il surriscaldamento del pianeta e proteggere in tal guisa l’ambiente. Ancora una volta Bill Gates prova a contrabbandare la propria figura come quella del Salvatore, del Redentore, del filantropo e del benefattore dell’umanità. La notizia parrebbe prima facie essere inventata di sana pianta da qualche mente disturbata, di quelle che vedono ovunque complotti, quand’anche inciampano sotto casa sulle strisce pedonali. Ma così non è, se si considera che la notizia, quella di Bill Gates, che si dice in grado di oscurare il sole, è diffusa perfino da un rotocalco insospettabile di qualsivoglia critica al potere neoliberale qual è Open, il giornaletto a suo tempo fondato da Enrico Mentana, quel giornaletto che celebra la globalizzazione con toni commoventi come l’ottava maraviglia del mondo e che, lo ribadiamo per l’ennesima volta per non cadere nel complottismo, cade in una celebrazione acritica del potere così com’è.
Ebbene sì, anche il giornaletto di Enrico Mentana diffonde la notizia di Bill Gates e della sua, ovunque strombazzata capacità di oscurare il sole per proteggere l’ambiente, frenando il surriscaldamento globale. In particolare, Bill Gates si è detto in grado di respingere i raggi solari verso lo spazio, proteggendo in tal maniera l’ambiente dai rischi del surriscaldamento che ovunque viene evocato in questi mesi. Curiosamente, come ricordavamo, lo si séguita ad appellare, a celebrare come filantropo, quando in realtà Bill Gates è soltanto un capitalista che mira a un unico scopo: il profitto personale, e che, alla stregua di un novello Re Mida, muta in oro tutto ciò che tocca, che siano i computer o i sieri benedetti e magari adesso anche la questione ambientale. La vera soluzione ai disastri dell’ambiente sarebbe naturalmente il superamento del capitalismo come modello di sviluppo e di vita, vale a dire ciò che Bill Gates e i padroni del capitale vogliono evitare in ogni guisa. E lo fanno giustappunto inventandosi strategie ad hoc come la green economy, strategie pienamente organiche alla logica illogica turbo capitalistica da cui quotidianamente questi signori traggono beneficio a non finire. Il paradosso, d’altro canto, risiede anche in questo il capitalismo, che distrugge per sua essenza l’ambiente, come può essere la soluzione ai drammi dell’ambiente che esso stesso produce per propria intrinseca logica? Lo aveva ben sottolineato a suo tempo il filosofo bresciano Emanuele Severino, allorché evidenziava con scintillante chiarezza come il capitalismo sia comunque spacciato.
Se continua nella sua traiettoria, il capitalismo, diceva Severino, porterà la devastazione dell’ambiente, di tutte le cose, dunque anche di se stesso. Se per salvare l’ambiente cesserà di essere, notava ancora Severino, egualmente il capitalismo non sarà più.
Bill Gates propone invece la soluzione classicamente capitalistica, quella che vuole usare la tecnica per salvare l’ambiente, cioè di fatto la causa prima dei danni ambientali, come se potesse essere la soluzione a quei drammi. Un paradosso allo stato puro, naturalmente, che rivela peraltro con limpido profilo l’incapacità del turbo capitalismo e dei suoi agenti di risolvere i problemi che creano, fingendo che siano in realtà creati sempre da altri e mai dal capitalismo stesso. Si parla espressamente di geoingegneria perfino nell’articolo del giornaletto di Enrico Mentana, sdoganando dunque una parola che fino a ieri era proibita, considerata frutto di qualche complottista patologico. Ebbene, la geoingegneria esiste e coincide appunto con la tecnica ingegneristica applicata alla terra e all’ambiente, con l’obiettivo in questo caso, di frenare la devastazione ambientale prodotta dalla tecnica. Ritorna così, ancora una volta al paradosso da cui abbiamo preso le mosse il fatto che ciò che causa il male non può essere anche la sua soluzione.