“Polemica utile al dibattito, ha fatto capire l’intolleranza di quelli che vogliono fare gli esclusivi”. Editore vicino a CasaPound pubblica il libro “Io sono Matteo Salvini” e figura tra gli ospiti del Salone del Libro di Torino. Scoppia la polemica. Ai microfoni di Radio Radio il commento di Vittorio Sgarbi sulla vicenda. In diretta a ‘Un giorno speciale’ Francesco Vergovich, Mario Tozzi e Fabio Duranti.
“Proibire a loro di andare sarebbe stata una censura, non andarci perché ci vanno loro è una forma di auto-castrazione” – Vittorio Sgarbi
“Se non c’è un’esaltazione attiva del Fascismo, ciò vuol dire una ricostruzione del partito (che non è in atto), non si capisce quale logica debba indurre a dire ‘io vado, io non vado’. Creare un effetto di contrasto rispetto al libro, la cui sostanza, anche del più brutto libro, è importante e utile che esista perché dobbiamo garantire l’esistenza anche del nemico, vuol dire limitare l’espressione di cose intelligenti, di cose giuste e anche di cose contrastanti”.
La scelta di Matteo Salvini
Circa la scelta di Matteo Salvini di pubblicare il suo libro proprio con una casa editrice dichiaratamente legata al partito di estrema destra CasaPound, Vittorio Sgarbi commenta: “Ho valutato l’errore di Salvini, che si può spiegare. Un errore di comunicazione. Avrebbe dovuto fare il libro con un editore generalista, per evitare di diventare fiancheggiatore di quello che non conosce. Io stesso fino all’altro ieri non sapevo che ci fosse questa casa editrice e dubito che lo sapesse lui. Ha dato il suo materiale all’intervistatrice, dando evidentemente piena disponibilità di scegliere chi voleva. Ci sono molti errori in questa vicenda… Una specie di mancanza di approfondimento, perché se lui avesse calcolato questo casino sarebbe un genio del male“.
“Dire che voglio uccidere qualcuno non è reato, è libertà di parola”
“Questo è Fascismo – spiega – censurare, escludere, cacciare, non volere le idee degli altri. La parola, qualunque essa sia, anche la più terribile, non deve essere mai censurata. Se dico che voglio uccidere qualcuno posso essere controllato perché è una minaccia, ma finché non faccio un atto per ucciderlo mi è consentito dirlo. E’ un atto di libertà della parola, che in sé stessa non è un reato mai. La scrittura, anche quella che dice ‘Viva Hitler‘ che è qualcosa di aberrante… glielo devi lasciare dire! La libertà di parola deve essere garantita sommamente. ‘Io sono fascista, pedofilo, assassino’, posso dirlo. Finché non faccio degli atti le mie parole devono essermi consentite”.
A margine poi anche il commento a quanto accaduto a Napoli alla piccola Noemi: “Dobbiamo pensare che più ancora che Salvini assente, Salvini presente, la responsabilità di quello che è capitato dipenda per esempio da Saviano. Saviano con i suoi libri e i suoi film crea un’incitazione al modello culturale della Camorra che sembra esaltato, eroicizzato e mitizzato”.