Fa indubbiamente discutere, e non poco, la recentissima affermazione di Giuliano Amato, affermazione secondo cui la Banca Centrale Europea fa il suo lavoro e per quel che riguarda i tassi è meglio che sia lei a decidere e non i governi nazionali. Si tratta dell’ennesimo insopportabile tentativo di contrabbandare l’idea secondo cui è cosa giusta e buona limitare, nella prospettiva della cessione integrale, la sovranità nazionale, dove, peraltro, con il costrutto terribile dell’Unione Europea, la cessione della sovranità nazionale produce non già il recupero della sovranità popolare degli europei su un piano più alto come si potrebbe a tutta prima immaginare e come vanno a pie sospinto ripetendo gli euro i nomadi di Bruxelles significa invece né più e né meno che la cessione della sovranità nazionale avverrà, come già avvenuta, a beneficio di una banca, la Banca Centrale Europea, per l’appunto. Detto altrimenti si tratta di un grandioso e terribile processo di svuotamento delle democrazie nazionali. Un processo del tutto coerente va sottolineato con la logica illogica del nuovo ordine mondiale neoliberale. Se, come ben sappiamo, la sovranità del popolo, vale a dire la democrazia, esiste solo all’interno dello Stato sovrano nazionale. Ne segue che rimuovere la sovranità dello Stato nazionale è il primo passo per decostruire la sovranità del popolo e dunque la democrazia. Ed è questa, giustappunto, l’essenza dell’Unione Europea come progetto di riorganizzazione neoliberale del Vecchio Continente.
Un progetto che si fonda chiaramente su una riduzione drastica degli spazi di democrazia a beneficio degli automatismi insindacabili dei mercati. Tali automatismi vengono assunti come attori superiori e più intelligenti rispetto ai popoli e ai cittadini insediati negli Stati nazionali. Or dunque, la frase di Giuliano Amato sembra confermare appieno questa prospettiva. Una prospettiva che, va detto, non è certo solo Giuliano Amato a difendere e che anzi costituisce, a ben vedere, il fundamentum inconcussa dell’ordine eurocratico e della sua democratizzazione in atto. Per questo motivo, è bene ribadirlo con enfasi una volta di più l’opposizione all’Unione europea deve nascere da una rivendicata opposizione ai processi di svuotamento della democrazia. Ancora, l’Unione Europea deve essere contrastata perché occorre difendere la democrazia, quella democrazia che si radica negli Stati sovrani nazionali come ultimi fortilizi in grado di controllare l’economia in chiave democratica e auspicabilmente anche socialista. Democrazia e Unione europea, dunque, non si compiono l’una nell’altra, come vanno sostenendo i pedagoghi del globalismo neoliberale e gli aedi dell’Unione Europea stessa. Al contrario, democrazia e Unione Europea si elidono mutuamente, cosicché chi abbia a cuore la democrazia e voglia realmente difenderla deve oggi opporsi fermamente all’Unione Europea, che della democrazia è esattamente il contrario. Di più, l’Unione Europea potrebbe a giusto titolo essere intesa come un progetto di svuotamento della democrazia a beneficio del rapporto di forza di classe dominante oggi nel Vecchio Continente.
Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro