È intervenuto sulla vexata quaestio del cambiamento climatico anche Zaia, presidente della Regione Veneto e già da tempo allineato alle posizioni più ortodosse del nuovo ordine mentale di completamento del nuovo ordine globale capitalistico. D’altro canto Zaia non solo di transizione ecologica sembra occuparsi, dato che si è occupato anche di transizione di genere, poiché in Veneto è stato istituito un importante centro per compiere la transizione di genere. Senza troppa fantasia, Zaia ha sostenuto apertamente che coloro i quali negano il problema del cambiamento climatico sono come i No-Vax, proprio così come i No-Vax. Torna dunque ancora una volta lo stesso schema narrativo di sempre, lo schema con cui viene delegittimata aprioristicamente ogni posizione variamente critica rispetto all’emergenza, di volta in volta stabilita dall’ordine del discorso e subito ridicolizzata mediante categorie coniate ad hoc dalla neolingua egemonica. Osate dubitare di tutte le misure che vengono prese per affrontare l’epidemia o il cambiamento climatico?
Allora siete dei No-Vax, dei negazionisti ambientali, dei terrapiattisti. Lo schema è sempre lo stesso.
La stessa categoria di negazionismo, si badi bene, appare ancora una volta come del tutto inqualificabile nel suo uso largo, considerato il fatto che il termine avrebbe di per sé una sua specifica valenza in sede storiografica e tuttavia viene ormai utilizzato disinvoltamente per silenziare o ostracizzare chiunque risulti disorganico alla narrazione egemonica. Come in altra occasione ho evidenziato, non si tratta di negare l’esistenza di un problema climatico, come non si trattava a suo tempo di negare l’esistenza di un problema epidemico. Si tratta semmai di negare l’uso politico che di tali emergenze viene condotto dall’ordine neoliberale, il quale ordine neoliberale governa con l’emergenza e usa l’emergenza stessa come strumento in chiave governamentale.
Lo fa per imporre misure politiche stringenti e repressive che senza l’emergenza avrebbe faticato a imporre, quasi come se l’ordine neoliberale stesse sempre più platealmente scivolando verso forme autoritarie, verticistiche, dispotiche e liberticide. Forme sempre giustificate, naturalmente in nome dell’emergenza di volta in volta individuata dall’ordine del discorso e dai suoi amministratori in forma monopolistica. L’emergenza permanente coincide con la nuova normalità ed è la chiave di volta del nuovo modo di governo delle cose e delle persone. Non si tratta di contestare l’emergenza in quanto tale, ma i suoi usi politici, buoni solo a garantire la tenuta dell’ordine dominante e a favorire la sua svolta sempre più apertamente autoritaria e dispotica.
Lo schema dell’emergenza è quello per cui con l’emergenza diventano inevitabili misure che senza l’emergenza sarebbero del tutto inaccettabili e che invece, proprio per via dell’emergenza, vengono accettate, anzi invocate dai sudditi intimoriti perché si governa con la paura. L’emergenza genera uno stato di panico che porta i cittadini impauriti ad accettare tutto pur di avere salva la vita. L’abbiamo visto ai tempi dell’emergenza epidemica, prima ancora con l’emergenza terroristica, e adesso lo vediamo naturalmente con l’emergenza climatica. Lo schema, lo ripeto, resta sempre lo stesso quello dell’emergenza utilizzata come arte di governo, secondo il paradigma che ho definito bio securitario. La vita è messa a repentaglio dall’emergenza, sicché sono necessarie misure certo dolorose, ma che sono le uniche per garantire la sopravvivenza e che quindi vengono accettate come farmaci dolorosissimi, ma che se non altro proteggono la vita. Ecco lo schema politico fondamentale del nuovo metodo di governo neoliberale.
RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro